Marco Pantani, la tesi del pusher sulla morte del ciclista – VIDEO

La tesi di Fabio Miradossa, il pusher di Marco Pantani, sulla morte del ciclista, avvenuta ormai oltre 16 anni fa: “Fu omicidio, non si uccise”.

Sono passati oltre sedici anni da quel 14 febbraio 2004, quando in un albergo di Rimini venne trovato privo di vita il corpo di Marco Pantani. Appena sei anni fa, il ciclista aveva vinto il Tour de France e da quel momento in poi era iniziato per lui un lento e inesorabile declino.

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Dipendente dalla cocaina, la droga è considerata la causa del suo decesso, ma non la pensa così Fabio Miradossa, il pusher napoletano che lo riforniva. In un’intervista a Le Iene, aveva infatti spiegato: “Pantani fumava crack, non gli piaceva tirare. Chi ha creato quella situazione non era informato bene…”.

morte Marco Pantani
(Getty Images)

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Come è morto Marco Pantani: la tesi del pusher

Per il pusher, dunque, qualcuno avrebbe messo in scena una morte per overdose nel tentativo di nascondere altro. Sottolineava nell’intervista, che riandrà in onda questa sera su Italia 1, Miradossa: “Hanno detto che Marco era in preda del delirio per gli stupefacenti, ma io sono convinto che Marco quando è stato ucciso, era lucido”.

Anche Tonina, la mamma del ‘Pirata’, non ha mai creduto alla tesi del suicidio e sostiene che il figlio sia stato ucciso per ragioni che restano comunque oscure: “Mio figlio è stato ucciso. Non voglio vendetta ma giustizia. Durante il suo funerale mi sono promessa che avrei dovuto fare di tutto per arrivare alla verità”. Miradossa, a tal proposito, sostiene: “Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio”. Il ‘Pirata’ è morto davvero perché cercava la verità sulla sua squalifica?

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