Pamela Mastropietro, non ci fu stupro: “Avrebbe dovuto denunciare lei”

Il caso della morte di Pamela Mastropietro, non ci fu stupro da parte di un uomo di Mogliano e un passante: “Avrebbe dovuto denunciare lei”.

Pamela Mastropietro
(Facebook)

Nel filone dell’inchiesta sulla morte di Pamela Mastropietro che riguarda le accuse di stupro nei confronti di due persone che avrebbero abusato di lei, è stata archiviata la posizione di due persone. Si tratta di un uomo di Mogliano, nel maceratese, che avrebbe dato un passaggio alla ragazza e di un tassista di origini argentine, che l’avrebbe ospitata a casa sua.

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Come noto, nel filone principale dell’inchiesta, a maggio dello scorso anno, era arrivata la condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale, accusato di omicidio volontario aggravato in quanto commesso nell’ambito una violenza sessuale, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere e violenza sessuale ai danni di una persona in condizioni di inferiorità psichica o fisica

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Perché sono cadute le accuse di stupro su Pamela Mastropietro

storia della giovane uccisa a Macerata

I tragici fatti di Macerata si svilupparono tra fine gennaio e i primi di febbraio 2018: una ragazza di 18 anni, Pamela Mastropietro, era sparita da una comunità di recupero. Qualche giorno dopo la denuncia della famiglia, è stata rinvenuta cadavere e fatta a pezzi in un trolley. Le indagini arrivarono in poche ore al responsabile del macabro delitto, ovvero il nigeriano Oseghale e a stabilire i contatti che la giovane romana aveva avuto prima di sparire nel nulla.

Tra questi, appunto, l’uomo che le diede un passaggio e il tassista argentino. Per loro, cadono adesso tutte le accuse. La famiglia lancia un appello alle forze politiche perché colmino quello che ritengono essere un vuoto normativo. “Che la vicenda di Pamela serva anche a questo”, sottolineano. Lo zio della ragazza, Marco Valerio Verni, fratello della madre e avvocato della famiglia, ha spiegato che “la motivazione è il difetto di querela che, essendo maggiorenne, solo Pamela avrebbe dovuto presentare”.

Parla lo zio di Pamela, l’avvocato Verni

“Nessun altro, né l’amministratore di sostegno, né la nonna o un eventuale curatore speciale, avrebbe potuto farlo se non lei stessa, uccisa però in via Spalato il giorno dopo la violenza”, prosegue lo zio di Pamela. Un esito per certi versi atteso, spiega il legale, ma che comunque rappresenta un ‘unicum’: “Quante volte capita che una persona, vittima di un presunto reato, muoia il giorno successivo, per altri fatti ancora, senza aver avuto né il tempo né il modo di sporgere la relativa querela?”, si domanda lo zio di Pamela.

Peraltro, aggiunge, “il giudice delle indagini preliminari non sembra aver affatto escluso che Pamela, quel 29 gennaio, potesse essere in condizioni di inferiorità psichica (come ricavabile dalle affermazioni dei consulenti e dei testimoni del processo Oseghale acquisite agli atti) e che queste potessero essere riconoscibili da chiunque”.

Pamela Mastropietro

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