Test sierologici, Croce Rossa: “Meno di 30mila italiani hanno accettato”

La croce rossa ha diffuso i dati sui test sierologici, esame facoltativo lanciato per capire la diffusione di positivi asintomatici: ecco i risultati.

Lo scorso 26 maggio il governo ha annunciato l’inizio dei primi test sierologici. Per la prima tranche si era pensato di far partecipare 150mila volontari, selezionati tra persone che sono state a contatto con malati di Covid o che venivano segnalati dai medici di base poiché la sintomatologia presentata nei mesi precedenti poteva combaciare con quella causata dal virus. Lo scopo dell’indagine è quello di comprendere la reale diffusione del Coronavirus nel nostro Paese e dunque comprendere anche quali sono le percentuali di infetti che sviluppa sintomi visibili.

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Nelle scorse ore la Croce Rossa, incaricata di contattare i candidati al test, ha diffuso i dati sui test sierologici. Al momento solamente 30.000 persone sono state sottoposte all’esame, un numero decisamente inferiore a quello prospettato. I volontari fanno sapere che molti italiani hanno rifiutato di sottoporsi al test. Tuttavia il numero di testati sarà più del doppio nei prossimi giorni: secondo Arcuri, infatti, altri 41.000 italiani hanno già accettato di effettuarlo.

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Test Sierologi: gli italiani hanno paura di tornare in isolamento?

Nei prossimi giorni saranno dunque 71.000 gli italiani che hanno accettato di far parte della sperimentazione. Numero che rappresenta meno della metà del campione sul quale si voleva lavorare. Un fenomeno strano visto che questa indagine permette di scoprire se si è stati contagiati e se si hanno gli anticorpi per contrastare il pericoloso coronavirus. Come mai gli italiani sono così restii ad effettuare il test?

In parte ci sono quelli che decidono volontariamente di non rispondere al telefono a numeri che non conoscono. Abitudine che è nata nei cittadini a causa delle continue chiamate di venditori e call center. Ma pare che il timore principale sia quello di scoprire che non si potrà uscire di casa per un lungo periodo. Se il test fosse positivo, infatti, bisognerebbe attendere il risultato del tampone per scoprire se si è ancora positivi al Coronavirus. In quel periodo di tempo bisognerebbe rimanere in casa e saltare giorni di lavoro che, se il test non fosse positivo, sarebbero conteggiati come ferie e non come malattia. Poi c’è chi semplicemente dovrebbe rinunciare a quella libertà conquistata a maggio dopo due mesi di reclusione in casa.

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