Coronavirus, il dolore di Cristina: “Mio padre è morto in condizioni terribili”

Il racconto di Cristina, figlia di una delle vittime del Coronavirus a Bergamo, è straziante: il padre è morto da solo e sul suo volto c’erano i segni della sofferenza.

La storia di Cristina Longhini, farmacista bergamasca che vive a Milano, è simile a quella di tantissime persone costrette a dire addio ad un caro durante la fase acuta della pandemia. Ospite di ‘Mattino Cinque‘ la ragazza racconta al conduttore e ai telespettatori l’odissea vissuta dal padre e dalla sua famiglia. I sintomi del Coronavirus si sono presentati il 2 marzo, ma inizialmente l’uomo non ha ricevuto alcuna assistenza medica.

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La moglie chiama il medico di base, il quale si rifiuta di visitarlo in presenza e si fa descrivere dalla donna i sintomi. L’uomo presenta nausea, vomito, dissenteria ed una febbriciattola costante, il medico prescrive antibiotici, fermenti e tachipirina. Nel giro di una settimana le sue condizioni peggiorano: la dissenteria è incontenibile così come il vomito, la febbre si fa più intensa e perde anche le forze per alzarsi dal letto. La madre e la sorella di Cristina sono comprensibilmente spaventate e le chiedono aiuto quando dall’ospedale gli viene detto che senza crisi respiratoria non possono ammetterlo all’ospedale.

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Il Padre muore a causa del Coronavirus: “Ho esitato a riconoscerlo, è morto in condizioni terribili”

Dopo diverse telefonate Cristina trova un medico di base disposto a visitare il padre. Questo si rende conto che le sue condizioni sono gravissime e chiama l’ospedale per ordinare un ricovero immediato. L’uomo viene portato all’ospedale Giovanni XXIII, dove morirà meno di 20 giorni dopo. Il racconto della farmacista diventa straziante quando si sofferma al momento in cui ha dovuto effettuare il riconoscimento della salma.

Cristina è dovuta partire da Milano e andare a Bergamo poiché la madre e la sorella erano in isolamento in casa a causa della malattia. Quando ha visto il padre il suo cuore si è stretto per le condizioni in cui versava: “era in una condizione terribile: sembrava uscito da un’embolia, aveva gli occhi e la bocca spalancati, lacrimava sangue, ho esitato a riconoscerlo”. Ancora oggi Cristina è tormentata da quell’immagine e non riesce a dormire bene. A rendere ancora più gravoso il suo dolore è l’impossibilità di sapere se era vigile quando soffriva così tanto e la consapevolezza di non aver potuto essere al suo fianco.

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