Proteste di piazza | studio mostra disastroso impatto sui contagi Usa

Le recenti proteste di piazza avranno degli effetti diretti su quelli che saranno i prossimi casi di infezione da Covid negli Stati Uniti. I dati.

proteste di piazza
Impatto epidemia proteste di piazza Foto dal web

Sono giorni difficili in tutto il mondo non solo per l’epidemia in corso ma anche per tante proteste in piazza. Basti pensare a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, a Honk Kong ed anche in Italia.

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In Usa tanta gente ha alzato la voce contro la polizia brutale che ha fatto l’ennesima vittima di colore tra la popolazione in maniera ingiustificata. Invece in Asia la piccola città-stato alza la voce contro le ingerenze della Cina. In Italia le proteste in piazza hanno visto l’opposizione di destra sfilare la settimana scorsa, senza contare l’adunata dei Gilet Arancioni. Purtroppo in tutte queste circostanze non si è visto il rispetto delle necessarie regole utili per impedire il contagio del virus. In moltissimi non hanno indossato le mascherine e non hanno rispettato il metro di distanza. Legittimità delle proteste o meno, è sull’aspetto della mancata applicazione delle norme di sicurezza a fare discutere. Il timore è che questi assembramenti possano favorire una nuova diffusione dell’agente patogeno.

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Proteste in piazza, gli assembramenti avranno un impatto sulla diffusione del virus

Relativamente agli incontri avvenuti negli Stati Uniti, esce fuori ora uno studio che cerca di misurare l’impatto che questi assembramenti stanno avendo sui casi di contagio da Covid delle ultime ore. Il Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle parla di una stima di 600mila manifestanti al giorno su tutto il vasto territorio a stelle e strisce e di questi si pensa che possano esserci ogni volta almeno 3mila persone infette. Il risultato definitivo, partendo da queste basi, risulterebbe decisamente disastroso secondo questo studio. Infatti il computo totale riferisce di 54mila contagi in più ai quali attribuire direttamente tra i 270 ed i 540 casi di morte, anche tra i giovani.

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Il precedente del 1918

Una cosa simili avvenne già un secolo fa. Era il 28 settembre 1928 e negli Stati Uniti di allora molta gente protestò per richiedere un intervento diretto del Paese e la sua conseguente entrata nella Prima Guetta Mondiale. Questo proprio nel corso di una epidemia di influenza. Una protesta con oltre 200mila persone assembrate a Philadelphia causò alla formazione di uno dei più grossi focolai di sempre di influenza. Cosa che portò le autorità locali a chiudere la città.

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