Sandro Mazzola, chi è: età, carriera, vita privata dell’ex calciatore e manager sportivo

Sandro Mazzola è considerato uno dei migliori calciatori italiani di sempre. Ecco tutto quel che c’è da sapere su di lui.   

Stasera nel corso del charity show in onda su Rai 1 “Non Mollare Mai – Storie Tricolori” si parlerà anche di Sandro Mazzola, il campione dell’Inter protagonista della “partita del secolo” Italia – Germania del 1970. Conosciamo più da vicino l’ex calciatore e dirigente sportivo.

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L’identikit di Sandro Mazzola

Alessandro (Sandro) Mazzola nasce a Torino l’8 novembre 1942, figlio di Valentino, autentico mito del pallone che fin da bambino lo portava al Filadelfia come mascotte e al quale si è avvicinato molto (pur non riuscendo a eguagliarlo). Fu l’Inter ad adottarlo in tenera età, affidandone la preparazione a Meazza e Lorenzi. Il suo debutto in serie A avvenne il 10 giugno 1961 contro la Juventus (9-1 a favore dei bianconeri): Mazzola giocava da centrocampista qual era in gioventù nel solco del padre e segnò su rigore il cosiddetto gol della bandiera. Fu Herrera a volerlo attaccante “puro” e in quel ruolo Sandro giocò le sue stagioni migliori, firmando autentiche prodezze: un gol al Vasas in Coppa dei Campioni, con i giocatori della difesa ungherese dribblati più volte prima del tocco nella porta vuota, e un altro alla Svizzera, dopo un sensazionale palleggio aereo, concluso da una mezza rovesciata. E’ entrato nella storia del calcio come campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970 con la Nazionale italiana.

Sandro Mazzola vantava una velocità, una scelta di tempo, una facilità di conclusione dal limite che facevano di lui una seconda punta ideale. Poi, un po’ per la vocazione originaria, un po’ per la stanchezza dei colpi proibiti, volle tornare a centrocampo, con fortune alterne. Celebre la sua rivalità con Rivera: alla staffetta dei Mondiali messicani i due si spartirono primo e secondo tempo e naturalmente la stampa e l’opinione pubblica si divisero. Mazzola fu anche molto abile, sia nell’Inter sia in nazionale, a mettere a frutto la rete di pubbliche relazioni che aveva sempre coltivato. Il giorno in cui smise di giocare ebbe inizio una carriera manageriale che, con alterna fortuna e qualche parentesi da dirigente federale e da commentatore televisivo, non ha conosciuto soste.

EDS

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