Ragazzo di 11 anni segregato in casa dai genitori: “Andrai all’inferno”

Una coppia di genitori rischia 12 anni di carcere per aver segregato, malmenato e minacciato il figlio di undici anni per poter uscire con gli amici.

Sul ‘Corriere‘ si legge la storia di violenze e minacce ai danni del piccolo Antonio (nome fittizio per proteggere la sua privacy), un bimbo di 11 anni con deficit cognitivo maltrattato e picchiato dai genitori. Le violenze subite dal piccolo sono state scoperte dai Carabinieri circa un anno fa, quando il piccolo li ha chiamati nel cuore della notte per chiedere aiuto. Come si evince dalla registrazione di quella chiamata, la sua intenzione non era quella di denunciare i genitori, ma di chiedere assistenza.

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Come accadeva ormai da diverso tempo, il ragazzino era stato chiuso in uno stanzino al buio con a disposizione solamente una brandina senza materasso ed un secchio dove fare i bisogni. I genitori erano usciti per andare a ballare con gli amici e avevano preso quella “precauzione” per evitare che il figlio potesse causare danni o farsi male.

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Ragazzo segregato in casa dai genitori: “Andrai all’inferno”

Nella chiamata ai carabinieri il piccolo esordiva: “Scusate il disturbo. Volevo parlare con mia zia, ma ho dovuto chiamare voi perché dal cellulare che mi hanno lasciato si possono fare soltanto telefonate d’emergenza“. L’operatore gli ha chiesto dove fossero i genitori e di cosa avesse bisogno, ed ha scoperto che questi erano fuori di casa e che lui si trovava chiuso in una stanza. A quel punto ha mandato delle volanti per ispezionare la casa di Arzachena (a poca distanza dalla Costa Smeralda) in cui viveva.

I militari hanno scoperto che il piccolo veniva sempre chiuso in quella stanza per punizione o quando i genitori avevano voglia di uscire. Oltre alla segregazione il piccolo subiva minacce continue da una voce registrata che diceva: “Sei cattivo, andrai all’inferno“. Inoltre hanno trovato un diario nel quale il ragazzino annotava tutte le violenze inferte dai genitori: tra queste le frustate con il tubo per innaffiare il giardino.

I genitori sono stati arrestati con un’ordinanza cautelativa immediatamente approvata. Dopo un mese hanno confessato le violenze inflitte al figlio ed hanno accusato la zia del ragazzo. Questa infatti sarebbe stata colei che ha suggerito loro il metodo “educativo” per correggere le intemperanze del ragazzo. Il processo con rito abbreviato ai loro danni è iniziato in febbraio e si concluderà il prossimo 22 giugno; i pm hanno chiesto una pena esemplare di 12 anni di carcere.

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