Zio orco abusa della nipote 13enne: “Mi fidavo di lui e mi ha rovinato la vita”

Una donna che è stata vittima di abusi da parte dello zio per 2 anni, racconta gli orrori che ha vissuto quando l’uomo ne ha violato l’innocenza.

Sono passati 17 anni da quando Leila Ives, donna residente a Brough (Yorkshire), ha subito l’ultimo abuso da parte dello zio. A quel tempo aveva appena 15 anni e nei precedenti 2 aveva subito le attenzioni morbose del parente senza riuscire a sottrarsi. Sebbene sia riuscita a denunciarlo a distanza di oltre 10 anni e l’uomo adesso stia scontando una pena di 5 anni, Leila non riesce a superare il trauma causato da quelle violenze.

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Gli abusi avvenivano quando la ragazza passava un periodo a casa della sorella della madre. Lo zio aveva pianificato tutto da tempo ed il primo approccio è avvenuto quando la giovane vittima aveva appena 13 anni. L’uomo si è infilato nel suo letto e l’ha obbligata fare sesso. Concluso quel primo rapporto l’ha minacciata, dicendole che se avesse confidato a qualcuno quanto successo avrebbe ucciso sua zia. Quell’incubo è continuato per 2 anni, per un totale di circa 30 rapporti. Quando Leila si è negata, l’uomo l’ha pregata pur di avere un ultima volta, ma la ragazza è stata ferma nella decisione e lui non ci ha più provato.

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Zio orco abusa della nipote, la vittima racconta tutto dopo 17 anni

Leila ha cominciato a comprendere a livello conscio che quanto aveva subito era sbagliato quando aveva 26 anni. Aveva letto storie di ragazze abusate e si riconosceva nelle vittime. Dopo aver denunciato lo zio ed aver scritto una biografia in cui manteneva l’anonimato, la donna ha deciso di uscire allo scoperto e raccontare ai media la sua storia. In parte per liberarsi di quel peso che l’attanaglia da quando era piccola, in parte per mettere in guardia le ragazze e fare capire loro che bisogna denunciare e non vergognarsi.

La ragazza spiega: “Non sapevo che quello che stava facendo era sbagliato. L’ho fermato quando avevo 15 anni dicendogli che non volevo più farlo. Ho raggiunto i 26, 27 anni ed ero costantemente irritata quindi sono andata da uno psicologo ed ho compreso che non era giusto. Dovevo tenermi costantemente occupata oppure i pensieri (di quello che era successo) tornavano ad affollare la mia mente. Ero costantemente infelice e non mi piacevo e non avevo capito che era stato questo (ciò che Calam mi aveva fatto) a rendermi così”.

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