Lo studio choc: “L’Italia avrà una seconda ondata di Coronavirus ancora più violenta”

Secondo uno studio effettuato dall’Imperial College, alla fine del lockdown l’Italia potrebbe subire una seconda ondata di contagi ancora più violenta.

(ANDREAS SOLARO/AFP via Getty Images)

Sin da quando Conte ha annunciato le misure obbligatorie da seguire durante la fase 2, ha chiarito che il ritorno in strada degli italiani avrebbe portato ad un nuovo rialzo della curva dei contagi. Il timore di una seconda ondata è così concreto da aver spinto il governo a predisporre delle misure di emergenza che porterebbero ad una nuova chiusura nel caso in cui fosse necessario.

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In tal senso va interpretata dunque l’insistenza del premier nel sottolineare la necessità di rispettare il distanziamento sociale sia nei luoghi pubblici che sui posti di lavoro. Se gli italia applicassero alla lettera le disposizioni, infatti, si potrebbe limitare al minimo il rialzo della curva dei contagi. A confermare che i timori del governo e del comitato tecnico-scientifico sono motivati, è giunto nelle scorse ore uno studio statistico effettuato dall’Imperial College di Londra e riportato nel giornale britannico DailyMail (QUI il link all’articolo).

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Italia, per l’imperial College la seconda ondata sarà peggio della prima

Nello studio in questione (qui il link diretto allo studio), basandosi sui dati della diffusione del virus precedenti alla quarantena, i ricercatori hanno ipotizzato quale possa essere lo scenario dei contagi dopo la riapertura dell’Italia. I dati ottenuti mostrano che con un aumento della mobilità ridotto al 20% rispetto alla fase pre lockdown, si assisterebbe ad una nuova ondata che porterebbe alla morte di circa 5000 persone. Se la mobilità fosse portata al 40%, assisteremmo alla morte di circa 23.000 persone.

Gli studiosi hanno specificato al ‘Daily Mail‘ che lo scenario immaginato è il peggiore di tutti e non tiene conto degli effetti legati alle disposizioni del governo come il distanziamento sociale obbligatorio in ogni luogo, la sanificazione costante degli ambienti e l’obbligo di indossare la mascherina. Questi fattori non sono stati considerati semplicemente perché al momento non ci sono dati statistici che permettano di capirne l’impatto sulla diffusione del virus. I numeri così presentati, dunque, hanno una valenza indicativa e puntano a convincere i cittadini a rispettare le disposizioni per la sicurezza nazionale e personale.

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