Il dramma di Nina Sophie Rima: “Così mi ha ridotto l’incidente”

L’influencer e modella Nina Sophie Rima ha sfidato l’handicap, oggi racconta il suo dramma: “Così mi ha ridotto l’incidente”.

(Instagram)

Decine di migliaia di follower seguono su Instagram Nina Sophie Rima, la cui storia è davvero speciale. L’influencer, il 22 aprile del 2018 a Mentone, ha avuto un terribile incidente stradale. Ha perso così gran parte della gamba sinistra, amputatale praticamente dal ginocchio in giù.

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Lei però non ha avuto timore e si è risollevata, dimostrando che si può convivere con il proprio handicap, anzi si possono sfidare i pregiudizi e avere un futuro dignitoso. In queste ore, ha postato proprio su Instagram una foto scattata poco dopo l’operazione.

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Nina Sophie Rima, il doloroso ricordo dei giorni dell’incidente

(Instagram)

Scrive Nina Sophie Rima: “Questa foto risale a pochi giorni dopo l’intervento e la rianimazione, ero appena stata trasferita in terapia intensiva. Ricordo che quando mi svegliai mio padre era alla mia sinistra, il che mi fece notare la grossa cicatrice sulla spalla. Ero decisamente intontita dall’anestesia e quant’altro, così gli chiesi cosa mi fossi fatta e lui rispose: nulla, è solo un graffietto. Ma i suoi occhi pieni di lacrime e distrutti da una notte passata a piangere trapelavano paura e tristezza”.

La giovane capisce però che è qualcosa di ben più grave. Nel suo lungo post su Instagram ricostruisce quanto accaduto e i cambiamenti della sua vita. Nel post ricorda soprattutto cosa accadde subito dopo: “Giorno dopo giorno, sperimentavo cose nuove, che prima ovviamente erano scontate per me, sdraiarsi a pancia in giù, trovare il modo più comodo per andare in bagno, tra stampelle carrozzina o il classico saltellare che mi vedete spesso fare ma che inizialmente mi era impossibile per il dolore”.

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Questa foto risale a pochi giorni dopo l’intervento e la rianimazione, ero appena stata trasferita in terapia intensiva. Ricordo che quando mi svegliai mio padre era alla mia sinistra, il che mi fece notare la grossa cicatrice sulla spalla. Ero decisamente intontita dall anestesia e quant’altro, così gli chiesi cosa mi fossi fatta e lui rispose: nulla, è solo un graffietto. Ma i suoi occhi pieni di lacrime e distrutti da una notte passata a piangere trapelavano paura e tristezza. Guardavo quei segni sulle mie braccia e ricordavo con che forza provai a fermarmi sull’asfalto di quella strada mentre rotolavo rovinosamente come una trottola qualche sera prima. Anzi se chiudo gli occhi e mi soffermo su quel momento lo ricordo ancora. Il dolore però risiedeva ed era completamente concentrato in una parte del corpo che non mi apparteneva più ed anche solo alzare la testa per sforzarmi di guardare in basso mi provocava un male atroce, fisico ed emotivo. Provavo a stringere forte gli occhi e concentrarmi con la mente per mandare indietro l’orologio, era l’unica cosa che volevo. Non ci credevo, non poteva essere… dai era assurdo! Eppure i giorni passavano, il dolore no, i reparti cambiavano e la mia gamba non ricresceva. Il tempo non tornava indietro, potevo pregare qualsiasi dio sopra di me perché accadesse che non sarebbe mai successo. Così, nella disperazione più totale, in una vita che pensavo mi fosse stata strappata via insieme al mio piede, provai a convincermi che mi fossi fatta “solo un graffietto”. Un piccolo graffietto che avrebbe inciso sulla mia vita per quanto glielo avessi permesso io, nel modo in cui decidevo io. Giorno dopo giorno, sperimentavo cose nuove, che prima ovviamente erano scontate per me, sdraiarsi a pancia in giù, trovare il modo più comodo per andare in bagno, tra stampelle carrozzina o il classico saltellare che mi vedete spesso fare ma che inizialmente mi era impossibile per il dolore. Obiettivo dopo obiettivo, togliere 1000 e passa punti, per una come me che di ospedali e ferite non ne ha mai voluto sapere perché solo al pensiero sveniva. Avvicinarsi al mondo delle protesi, capire che avrei potuto renderla una cosa “figa”. •Continua•

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Nina Sophie Rima chi è