Ricciardi, seconda ondata Coronavirus: “Più che un’ipotesi è una certezza”

Nel corso della conferenza stampa della Protezione Civile, Ricciardi ha spiegato che una seconda ondata di coronavirus è pressoché certa.

Ci avviciniamo alla dead line del lockdown del 4 maggio con alcuni dati confortanti: il calo dei contagi e quello dei ricoveri in terapia intensiva. Oggi in realtà il numero di nuovi casi è di poco superiore a quello di ieri, ma il numero dei tamponi analizzati è stato superiore. Decisamente positivo il calo del numero dei ricoveri (circa mille in meno) e delle terapie intensive (170 circa in meno). Quello che conforta meno è il numero dei decessi, 575 (50 in più di ieri).

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Il numero delle vittime continua ad essere drammatico, ma il fatto che sugli ospedali ci sia meno pressione permette di pensare ad una gestione differente del contagio attraverso una fase due accorta. Ormai è chiaro a tutti che bisognerà convivere con il Covid-19 ancora per un po’, un lasso di tempo che va dai mesi agli anni. E’ stato chiaro in tal senso Walter Ricciardi, esperto dell’Oms e consigliere del ministro della Salute: “avremo una lunga fase di convivenza col virus. Speriamo che sia una convivenza di mesi e non di anni, ma ci troveremo di fronte a una nuova normalità”.

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Ricciardi sul Coronavirus: “La seconda ondata? Una certezza”

Il fatto che si debba imparare a convivere con il virus fa temere a molti che si possa verificare una seconda ondata di contagi. Anche su questo Ricciardi non utilizza mezze misure e dice tutta la verità: “Più che un’ipotesi è una certezza. Fino a quando non avremo un vaccino ci saranno nuove ondate o, speriamo, tanti piccoli focolai epidemici che andranno contenuti. Per questo è molto importante non accelerare le riaperture: in caso contrario la seconda ondata invece di averla più avanti rischiamo di subirla prima dell’estate”.

Nella fase che ci attende, dunque, bisognerà avere accortezza ed evitare comportamenti errati: “Sarà il distanziamento fisico, la distanza tra le persone che non sono certe del loro stato immunologico. Naturalmente questo stato potrà essere conosciuto e tracciato meglio attraverso una diagnostica più estesa e mirata e grazie all’uso delle tecnologie. Non c’è dubbio che i paesi che hanno reagito meglio sono quelli che hanno utilizzato meglio le armi della diagnostica e delle tecnologie”.

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