Vede il padre su Google Maps, ma è morto da sette anni

Dopo sette anni dalla morte del padre Silvio, lo rivede immortalato nelle immagini di Google Maps. La commovente storia raccontata da Biagio Marsiglia.

Dopo sette anni dalla morte del padre lo rivede nelle immagini di Google Maps. E’ la commovente storia che Biagio Marsiglia ha raccontato a Il Corriere. “Il tempo di sfiorare un paio di volte lo schermo, giocare con Street View di Google Maps e un pugno mi toglie il fiato. Io che ho sempre caldo, sento freddo. C’è mio padre su quella stradina di terra battuta. Stivaloni, jeans vecchi, una felpa improbabile, le braccia protese in avanti a prendere chissà cosa”. Non è chiaro cosa stesse facendo, quando è stato immortalato dalle telecamere di Google. “Per terra, non lontano dagli stivaloni, un secchio, forse pieno di foglie. La testa rasata, gli occhi verdi sgranati, mio padre non sorride e non fa smorfie. Il solito piglio severo di uno che ha fatto il militare per quarant’anni e per quarant’anni ha vissuto in divisa, con giacca e cravatta, le scarpe sempre pulite, il berretto nero in testa e quasi mai la pistola alla cintola”. Si chiamava Silvio ed era un maresciallo dell’arma dei Carabinieri. Non è la prima volta che a qualcuno succede di trovare i propri cari su Google Street Views, ma quando capita è un’emozione indescrivibile. Biagio scrive: “Leggo un po’ di tutto e so che è già successo. Molti altri, guardando Google Maps, hanno trovato foto di parenti che non ci sono più. Ognuno ha la sua storia. Ma quell’uomo sorpreso da una fotocamera montata sul tetto di un’auto è mio padre”.

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Rivede il padre su Google Maps, la commovente storia di Silvio

Biagio racconta commosso la storia del padre, morto sette anni prima nel letto di casa: “I medici lo hanno addormentato nel letto di casa. “Sarà un passaggio dolce… non soffrirà più, salutatelo”, dissero a noi che gli stavamo accanto. Dissero che ci sarebbe voluto meno di un giorno. Io l’ho baciato per l’ultima volta e mi sono messo in macchina”. Ha deciso di non restare a casa ad aspettare, ma è partito verso una meta importante per la famiglia: “Mille chilometri ho fatto verso la sua terra e il suo mare, la Calabria. Non mi sono fermato mai se non per un caffè e la benzina. Quando le ruote hanno pestato la sabbia, nell’agosto del 2013, il cellulare ha squillato nella portiera. Era mia sorella. “Papà è morto”. Avevo fatto in tempo. Volevo che i suoi occhi fissi nei miei, prima di addormentarsi senza ritorno, arrivassero lì dove era nato, una terra bellissima e sbagliata, da cui era scappato ragazzo per sfamare e fare studiare i sei fratelli”. In onore del padre, l’uomo ha portato il suo ultimo ricordo al mare. Racconta: “Ricordo di essermi tuffato in mare, di aver nuotato fino a dove nuotavamo io e lui. Al largo, molto al largo. Solo il blu del Tirreno e del cielo del Sud, la riva lontana, piccola piccola. Dietro, le montagne. Un mondo fatto di silenzio, e per questo da ascoltare. Poi il tempo di tornare a terra, con bracciate rabbiose, e di nuovo in macchina. Mille chilometri per risalire l’Italia e tornare da papà”.

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