Coronavirus, l’Oms frena gli entusiasmi: “In Italia serbatoio di positivi”

Secondo Ranieri Guerra, vicedirettore generale Iniziative strategiche dell’Oms, parlare di riapertura è prematuro perché “non c’è un calo netto della curva” dei contagi. 

Bando ai facili entusiasmi: la battaglia contro il Coronavirus è ancora lungi da una vittoria definitiva per l’Italia. “Non siamo di fronte a una diminuzione netta, c’è un serbatoio di positivi. Riaprire in questa situazione è difficile” avverte Ranieri Guerra, vicedirettore generale Iniziative strategiche dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), nel corso della consueta conferenza stampa della Protezione civile per illustrare il bollettino aggiornato del contagio in Italia.

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L’invito alla cautela dell’esperto dell’Oms

“Aprire o pensare di aprire in questa fase è abbastanza difficile, non siamo in una diminuzione netta ma in un rallentamento della velocità”, puntualizza Ranieri Guerra, sottolineando che “c’è un serbatoio di asintomatici che continua a garantire la circolazione del virus”. Si potrebbe pensare, questo sì, a riaperture “per classe di lavoro, tipologia geografica e classe di età”. Ma sempre con “un occhio ad una diminuzione marcata di questa curva che ancora non c’è”. “Non credo che il governo italiano voglia procedere alla riapertura senza pensare a questo rischio” osserva poi l’esperto dell’Oms, che ribadisce: “Si comincia a vedere la luce ma l’allarme è massimo”.

“È ovvio che continuare con queste misure di contenimento ci può portare all’abbattimento della curva”, prosegue Guerra. “Sappiamo che siamo in un momento in cui la curva sta diminuendo, ma sappiamo anche che può risalire appena ci sono nuovi focolai”. Ecco perché abbandonare i provvedimenti presi “sarebbe deleterio” e “vanificherebbe tutti i sacrifici e le misure prese finora. Vediamo una prospettiva di vittoria ma non abbiamo vinto il momento di serrare le fila”.

La via d’uscita dal lockdown passa per una “riapertura a fasi”, purché siano garantiti dei “requisiti minimi” come “la capacità di identificare con assoluta certezza entro 24-36 ore la casistica sospetta, con una presenza pervasiva sul territorio”. “Bisogna riaprire per fasi – conclude quindi Guerra -: riaprire parzialmente quando ci saranno condizioni minime e poi a distanza di un paio settimane procedere con aperture successive in modo da poter contenere l’eventuale nuovo focolaio epidemico”.

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