Coronavirus, Cigl: “La stretta non funziona, invariato il numero dei lavoratori”

La Cigl ha evidenziato come la stretta sul lavoro operata dal governo non abbia praticamente sortito effetto: il numero di lavoratori è quasi lo stesso.

Sabato notte, in seguito alle richieste delle varie regioni, il governo ha voluto dare una stretta ulteriore al mondo del lavoro. Conte ha annunciato che devono rimanere aperte solo le attività essenziali, in modo tale da ridurre la circolazione delle persone per le varie città. Oggi, però, la Cigl fa sapere che il risultato di questa ulteriore misura non è significativo come si potrebbe pensare.

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Dopo aver analizzato il flusso di lavoratori nell’area metropolitana di Milano, il sindacato si è reso conto che rispetto alla scorsa settimana, solo qualche decina di migliaia di persone è rimasta a casa: sono ben 554.000 le persone che continuano a spostarsi per lavoro nella zona, contro le 600.000 della settimana precedente. Numero che rappresenta poco più di un terzo di quello che normalmente gravita nella zona (1,46 milioni di persone lavorano solitamente nell’area metropolitana di Milano).

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La stretta sul lavoro non funziona?

Delle oltre 900.000 persone che rimangono a casa, solo quelle che gestivano palestre, bar, ristoranti e centri benessere sono sicuramente stipati in casa. Questi infatti erano stati chiusi con il primo decreto che prevedeva delle sanzioni monetarie nel caso di inosservanza, mentre per gli altri, spiega a ‘Repubblica‘ il responsabile dell’Ufficio studi: “la seconda si riferisce ad attività escluse dalle possibili aperture, ma senza sanzionare eventuali inadempienze”.

A suo avviso il problema principale sarebbe scaturito dall’intreccio di leggi nazionali e regionali che hanno creato un caos interpretativo. In tale situazione le restrizioni per il settore economico appaiono meno stringenti rispetto a quelle personali: “Quando le norme si rivolgono ai comportamenti personali l’intervento sanzionatorio e la precisione normativa si fanno stringenti mano a mano che le disposizioni si trasferiscono alle attività economiche e produttive, le direttive attenuano la loro perentorietà e le sanzioni sfumano fino a scomparire”.

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