Fabrizio Moro confessa: Fatto soffrire mio figlio, una ferita che avrà per sempre

Fabrizio Moro in un’intervista concessa a ‘Famiglia Cristiana’ racconta di come abbia visto che gli errori commessi da genitore si ripercuotano sul figlio.

Per quanto i testi delle canzoni permettano di conoscere l’interiorità dell’artista che le scrive, non sempre è possibile cogliere tutte le sfumature di un episodio che ha portato alla scrittura di determinate parole. Ci sono artisti, poi, che scrivono di storie di amici o di persone che hanno conosciuto. Non è il caso di Fabrizio Moro, cantante che nelle sue canzoni preferisce raccontare la propria vita, la propria interiorità.

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Nel suo caso, per sapere qualcosa in più su di lui, basta chiedergli di spiegare i testi delle sue canzoni. Questo è proprio quello che ha fatto il giornalista che lo ha sentito per conto di ‘Famiglia Cristiana‘. Il redattore ci racconta di un ragazzo dall’aspetto duro, ma dall’animo sensibile. Fabrizio è cresciuto nella periferia di Roma e gran parte della sua giovinezza l’ha passata dentro o nei pressi di un oratorio. Quasi inevitabile che il rapporto con il sacerdote, Don Giancarlo, gli abbia lasciato qualcosa dentro. Di sicuro la voglia di credere, avere fede, non solo in dio ma anche nel prossimo.

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Fabrizio Moro: “Ho fatto soffrire mio figlio”

Dalla lunga chiacchierata con ‘Famiglia Cristiana’ la prima cosa che si evince è l’amore che il cantante prova per il figlio. Prima ancora che iniziassero le domande, Moro si è commosso parlando di lui ed ha rivelato: “Nel mio ultimo disco c’ è una canzone dedicata a lui, Filo d’ erba. L’ ho visto soffrire molto dopo la separazione tra me e la sua mamma. La mia coscienza farà i conti con questo per tutto il resto della mia vita”. Analizzando poi il testo della canzone, l’intervistatore gli chiede di spiegare il significato di un particolare verso: “Guardo una foto di te seduto a due anni nel carrello del supermercato. Mentre sorridi ti vedo vecchio e ogni ruga è una ferita che io e tua madre ti abbiamo lasciato”.

Fabrizio con sollecitudine spiega da dove è nata quella immagine: “È quello che ho visto una mattina accompagnando Libero a scuola. Ho immaginato le rughe come ferite perché sui nostri figli si riflettono gli errori che facciamo, anche senza rendercene conto. Ho pensato tante volte che potrei essere un buon padre cercando di trasmettere a mio figlio tutta l’ esperienza che ho accumulato, cercando di essere il più trasparente possibile. Però ci sono delle lacune che non possiamo colmare, delle sofferenze che non possiamo evitare ai nostri figli, perché alla fine siamo esseri umani”.

Fabrizio Moro

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