Omicidio Sarah Payne, gli errori commessi dall’assassino durante il rapimento

L’omicidio di Sarah Payne è uno dei più atroci degli ultimi anni: solo gli errori commessi dall’assassino hanno permesso la risoluzione del caso.

Era l’estate del 2000 quando Sarah Payne è stata rapita, violentata, torturata ed uccisa. La bambina all’epoca aveva solamente 8 anni ed il giorno del suo rapimento si trovava nel giardino dei nonni a giocare con i fratelli. I bambini stavano giocando a nascondino, ignari del fatto che ad osservare quell’innocente gioco c’era il carnefice di Sarah. La mattina dell’1 luglio, Roy Whiting stava osservando i bambini dall’interno del suo van parcheggiato a pochi metri di distanza. Il predatore attendeva il momento giusto per colpire e la chance gli si è palesata davanti per caso.

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La bimba ha sbattuto la testa nel tentativo di nascondersi e in preda al dolore ha cominciato a piangere e correre. Whiting è uscito di corsa dal van e l’ha imprigionata al suo interno. Da quel momento nessuno l’ha più vista. Per un paio di giorni polizia e volontari hanno aiutato la famiglia Payne nelle ricerche della bambina. In quel periodo di paura e confusione sono giunte anche alcune segnalazioni di presunti avvistamenti. Ma le speranze dei familiari si sono spente quando il corpo di Sarah è stato trovato privo di vita e completamente nudo in una fossa.

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Caso Sarah Payne, gli errori che hanno permesso alla polizia di catturare l’assassino

Sin dal giorno in cui Sarah è scomparsa, la polizia ha sospettato di Roi Whiting. L’uomo infatti aveva già scontato degli anni di carcere per il rapimento e lo stupro di un’altra bambina. Il giorno del ritrovamento del cadavere, l’uomo è stato interrogato una seconda volta e tenuto sotto custodia, ma in quel momento non c’erano prove per accusarlo. Rilasciato, qualche giorno dopo Whiting ha rubato un’auto, è stato arrestato e condannato a 22 mesi di detenzione.

L’incarcerazione dell’uomo ha permesso agli agenti di ottenere un permesso di perquisizione dal giudice. Nel van sono stati trovati degli strumenti utili al rapimento e alla violenza sessuale sulla bambina: una corda, un coltello, delle fascette di plastica per legale polsi e caviglie e un olio per bambini. Tutte queste, però, erano prove indiziarie, non sufficienti per collegarlo alla morte di Sarah. La prova schiacciante è stata trovata nei capelli della bambina. Durante l’autopsia, infatti, sono state trovate delle fibre che coincidevano con una felpa trovata nel van. Altre coincidevano con dei calzini e una con la copertura del sedile del guidatore.

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