Coronavirus, infettivologo: “Perché tanti casi? L’epidemia è partita in ospedale”

L’esplosione dell’epidemia di coronavirus in Italia è stata repentina ed inaspettata. Un infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano spiega come mai.

Quando si è presentato il primo caso di infezione di coronavirus in Italia, la coppia di turisti cinesi a Roma, la diffusione dell’epidemia è stata tenuta sotto controllo. Ci si chiede dunque come mai in questi giorni c’è stata una diffusione così ampia dei contagi. A rispondere a questa domanda è stato l’infettivologo Massimo Galli, primario del reparto di Malattie infettive III dell’Ospedale Sacco di Milano. Intervistato dal ‘Corriere della Sera‘, l’esperto ha spiegato che la diffusione repentina del coronavirus in Italia è dovuta ad una serie di sfortunati eventi.

Leggi anche ->Coronavirus Italia | in Trentino 3 nuovi casi | tutti della stessa famiglia

L’infettivologo fa capire che non c’era modo di capire la gravità della situazione del paziente: “Da noi si è verificata la situazione più sfortunata possibile, cioè l’innescarsi di un’epidemia nel contesto di un ospedale, come accadde per la Mers a Seul nel 2015. Purtroppo, in questi casi, un ospedale si può trasformare in uno spaventoso amplificatore del contagio se la malattia viene portata da un paziente per il quale non appare un rischio correlato: il contatto con altri pazienti con la medesima patologia oppure la provenienza da un Paese significativamente interessato dall’infezione”.

Leggi anche ->Coronavirus, zone di quarantena: stop a mutui, tasse e bollette

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI

Coronavirus, non chiaro chi ha portato il virus

Per quanto riguarda il 38enne di Codogno, infatti, non c’erano indicazioni certe su quella che potesse essere la sua reale condizione. Il dottor Galli infatti spiega: “Chi è andato all’ospedale di Codogno non era stato in Cina e, fra l’altro, la persona proveniente da Shanghai che a posteriori si era ipotizzato potesse averla contagiata è stato appurato non aver contratto l’infezione”. Quindi ha aggiunto: “Non sappiamo quindi ancora chi ha portato nell’area di Codogno il coronavirus, però il primo caso clinicamente impegnativo di Covid-19 è stato trattato senza le precauzioni del caso perché interpretato come altra patologia”.

Impostazioni privacy