Si finge morta per salvarsi dal “mostro” strupratore conosciuto su Tinder

Paula Donnelly, 42 anni, aveva incontrato James McNutt dopo averlo conosciuto su Tinder… e per poco non ci ha lasciato la pelle.

L’ha violentata brutalmente nella sua casa di Birmingham, in Inghilterra, settimane dopo che si erano lasciati. Paula Donnelly, 42 anni, ha coraggiosamente rinunciato al suo diritto all’anonimato per rivelare il terribile attacco da parte del suo ex, James McNutt, 33enne conosciuto su Tinder. E ha raccontato che è riuscita a savarsi solo perché si è finta morta mentre il mostro la violentava, cercando di strangolarla.

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Un incontro (molto) pericoloso via Tinder

Paula Donnelly si era vista costretta a lasciare James McNutt dopo che questi era diventato ossessivo e paranoico. Ma poche settimane dopo il trentenne l’ha segregata in casa sua e l’ha violentata durante un “calvario” di sei ore. Nell’aprile 2019 l’uomo è stato condannato a 13 anni di carcere per stupro. E ora Paula, una parrucchiera di Birmingham, ha trovato il coraggio di parlare.

“Soffro ancora di terribili flashback da quella notte, pensavo che sarei morta – ha raccontato la poveretta al Mirror -. Non ho mai sospettato che James potesse diventare un mostro. L’unica consolazione adesso è che sono sopravvissuta”. La loro conoscenza risaliva al 2018. “Ero una mamma single da quattro anni – ricorda Paula -. Sono andata su Tinder perché ero pronta a ritrovare l’amore. Quando ho incontrato James, ho adorato i suoi muscoli e gli occhi nocciola. Abbiamo iniziato a chattare e abbiamo scoperto che eravamo vicini di casa…”.

Di lì al primo incontro il passo è stato breve, e per diverso tempo è stato tutto rose e fiori. Ma nel giro di poche settimane quel ragazzo simpatico e galante è diventato ossessivo e paranoico. Prima le scenate di gelosia, poi l’isolamento da parenti amici… “Ma ogni volta che lo affrontavo, si scusava e si comportava di nuovo normalmente”. Solo nel luglio 2018 Paula ha finalmente trovato la forza di rompere con McNutt e lo ha cacciato. Stavola era decisa a metterci definitivamente una pietra sopra.

“Fino a quando – dice Paula – un giorno mi disse che si stava trasferendo in Scozia e aveva bisogno della sua patente, che aveva lasciato da me. Ero così sollevata che si stava trasferendo a 4mila miglia di distanza. Ho accettato di incontrarlo per dargli il documento e un ultimo addio”. Purtroppo per lei, dopo un’ennesima scenata di gelosia l’uomo l’ha seguita di nascosto mentre lei faceva ritorno a casa. All’improvviso è spuntato e l’ha trascinata dentro.

“James chiuse a chiave le finestre e barricò la porta d’ingresso. Ero pietrificata e corsi di sopra nella mia camera da letto, urlando. James lo raggiunse, mi spinse sul letto e afferrò un cuscino. Poi iniziò a soffocarmi. All’improvviso si slacciò i pantaloni e mi spogliò. Prima che me ne rendessi conto, cominciò a violentarmi continuando a stringermi sempre più forte la gola. Pensavo che sarei morta”.

Per fortuna Paula ha avuto la fredezza di giocare d’astuzia, se così si può dire. “Ho chiuso gli occhi e ho lasciato il mio corpo completamente inerte. E infine James ha mollato la presa. L’ho sentito urlare, pensando che mi avesse ucciso. E’ corso di sotto, poco dopo è tornato cercando di scuotermi per svegliarmi. Alla fine non riuscivo più a trattenere il respiro e dovevo fingere la tosse”. James ha costretto Paula a vestirsi e l’ha portata fuori. A quel punto Paula ha visto un vicino che stava lavando la sua macchina e gridò aiuto. A quel punto lo stupratore è fuggito, e lei è riuscita salvarsi.

EDS

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