Omicidio Jennifer Zacconi: la Corte d’Appello ha negato l’indennizzo

La Corte d’Appello ha negato l’indennizzo ai familiari di Jennifer Zacconi, 22enne veneta sepolta viva dall’amante nel 2006.

Nell’aprile del 2006 Jennifer Zacconi, ragazza di soli 22 anni di Olmo di Martellago (Venezia), era incinta di 9 mesi. Quella che solitamente è una circostanza felice, per lei non lo era. Il padre del bambino era un uomo sposato con due figli e già nei mesi precedenti aveva detto alla ragazza di non volere responsabilità. Quel terribile giorno Jennifer ha cercato di richiamarlo al suo dovere di padre e ne è nata una violenta discussione.

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L’uomo, Lucio Niero, ha perso il controllo ed ha cominciato a colpirla con violenza finché non è svenuta. Spaventato per le conseguenze del suo gesto, ma capace di ragionare in modo lucido, l’uomo ha cercato di nascondere le prove della sua colpevolezza. Così, pensando che Jennifer fosse morta, ha scavato una buca e l’ha seppellita. Solo dopo l’autopsia si è scoperto che in quel momento la ragazza era ancora viva e che l’uomo l’ha sepolta viva.

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Omicidio Jennifer Zacconi, negato l’indennizzo ai familiari

In seguito alle indagini sono state trovate prove schiaccianti della colpevolezza dell’amante e durante il processo di primo grado, Lucio Niero è stato condannato a 30 anni di carcere e al pagamento di un indennizzo di 80 mila euro. L’uomo però risulta indigente e non ha mai potuto versare il risarcimento sancito dal tribunale. Così i familiari di Jennifer hanno intentato causa civile contro la presidenza del Consiglio ed il ministero della Giustizia. La tesi del legale è che non fosse stata applicata la direttiva europea 80 che prevede il pagamento dell’indennizzo ai familiari delle vittime da parte dello Stato nel caso in cui l’autore del reato non possa corrispondere.

La richiesta è stata accettata in primo grado, ma qualche giorno fa è stata rigettata dalla Corte d’Appello. Secondo i giudici, infatti, tale direttiva si applica solo per quelle persone che non hanno residenza nel Paese in cui è stato commesso il reato. La decisione dei giudici ha gettato nello sconforto il padre della ragazza, il quale al ‘Corriere della Sera‘ ha dichiarato: “Tanto i giudici fanno quello che vogliono”. Sulla possibilità poi di ricorrere in appello alla Cassazione, l’uomo si è detto “Scoraggiato” e “Senza nessuna voglia di ricominciare tutto d’accapo”. D’altronde conclude: “Quello che so è che io mia figlia non potrò mai più vederla mentre l’assassino può incontrare i suoi figli. Dei soldi mi importa poco, vorrei indietro Jennifer”.

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