Coronavirus, il virologo Burioni: “Ecco perché può essere una catastrofe”

Secondo il virologo Roberto Burioni le stime che parlano di una mortalità del 3% per il Coronavirus aprono scenari drammatici. Ma “noi speriamo sia molto di meno”.  

In Cina, come noto, Coronavirus ha ormai fatto decine di morti colpendo migliaia di persone e oltrepassando i confini nazionali. E le ultime stime degli esperti suonano tutt’altro che rassicuranti. “Se una malattia ha il 3% di mortalità ed è molto diffusa, è una catastrofe, speriamo non siano dati reali”, commenta il virologo Roberto Burioni intervenendo sul tema nel corso del programma “Genetica Oggi” su Radio Cusano Campus.

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I nuovi numeri sul contagio da Coronavirus

I numeri che in queste ore arrivano dalla Cina sul contagio da Coronavirus aprono scenari drammatici. Nell’ultimo bollettino diramato dal Paese asiatico, infatti, si parla di 132 morti e di oltre 6mila contagiati. “La mortalità del 3%, come detto da alcuni, sarebbe una mortalità altissima. Il 3% non è poco. La Spagnola nel 1918 ad esempio ha avuto una mortalità fra il 2 e il 3%, noi speriamo sia molto di meno” spiega Roberto Burioni.

Secondo il professore, insomma, la percentuale non sarebbe corretta perché rapportata ai casi attualmente conteggiati dalle autorità di Wuhan e di Pechino, che in realtà potrebbero essere molti di più. Il dato numerico che arriva dalla Cina a detta di Burioni “non sta né in cielo né in terra perché come minimo vicino ai 6mila ci va un altro zero”. “Dalla Cina – sottolinea l’esperto – non arrivano purtroppo dati attendibili. Spero la percentuale di mortalità sia più bassa alla luce di tanti casi non diagnosticati e che sfuggono al controllo cinese”.

Nel frattempo, come difendersi? “Al momento non abbiamo farmaci e non abbiamo vaccini – risponde Burioni -. Spero di sbagliarmi ma non credo che il vaccino possa essere pronto entro un anno o comunque molti mesi. Ho la sensazione che questa epidemia dovremo affrontarla con quello che abbiamo”. La buona notizia, se così si può dire che noi europei “abbiamo la possibilità di fare diagnosi” e “dobbiamo mettere tutto il nostro impegno nell’ostacolare la diffusione”. “Il virus – conclude Burioni – in Italia non c’è, quello che bisogna fare è non andare in Cina o in altre zone in cui il virus è presente e verificare le persone che tornano dai luoghi contaminati”.

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