Leonardo Cazzaniga: condannato all’ergastolo il “dottor morte”

L’ex viceprimario Leonardo Cazzaniga, finito su tutti i giornali per la vicenda dei morti in corsia a Saronno, dovrà scontare una pena a vita. 

Ergastolo con isolamento diurno per tre anni, interdizione perpetua dei pubblici uffici, interdizione legale per la durata della pena, libertà vigilata per un tempo non inferiore a tre anni. A questa pena è stato condannato il vice primario del pronto soccorso di Saronno, Leonardo Cazzaniga, tristemente noto alle cronache come il “dottor morte”. La sentenza è stata pronunciata nel tardo pomeriggio di oggi, lunedì 27 gennaio, dalla Corte D’assise di Busto Arsizio, presieduta dal giudice Renata Peragallo.

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Gli orrori di Leonardo Cazzaniga e dei suoi complici

Leonardo Cazzaniga era accusato di 15 omicidi volontari – 12 pazienti e 3 parenti della sua ex amante, l’infermiera Laura Taroni – ed è stato condannato per tutti i casi, eccetto quelli di Antonino Isgrò, di Maria Rita Clerici e di Domenico Brasca. Condannati insieme a lui (ma a pena più lievi) anche quattro medici della struttura, mentre è stato assolto l’oncologo Giuseppe Di Lucca

Queste, nel dettaglio, le condanne inflitte ai componenti della commissione medica interna d’inchiesta che aveva giudicato l’operato di Cazzaniga: 2 anni e 6 mesi per il primario del pronto soccorso Nicola Scoppetta, 2 anni e 6 mesi per il direttore dei presidi Paolo Valentini, per il direttore sanitario dell’azienda sanitaria Roberto Cosentina e per il medico legale Maria Luisa Pennuto.

Il crimine di Cazzaniga è costato la vita a Giuseppe Vergani, Luigia Lattuada, Angelo Lauria, Virginia Moneta, Antonietta Balzarotti, Pierfrancesco Leone Ferrazzi, Giovanni Borghi, Mario Volonté, Federico Mascazzini, Pietro Oliva: tutti pazienti terminali ai quali il medico, secondo la Procura di Busto, aveva somministrato un sovradosaggio di farmaci letale con la chiara intenzione di uccidere.

La tesi difensiva, invece, ha sempre respinto questa ricostruzione: per gli avvocati Andrea Pezzangora e Ennio Buffoli il medico si era limitato a praticare, in situazioni di emergenza, una medicina palliativa tentando con la somministrazione di farmaci di lenire le sofferenze dei pazienti.

In mattinata, prima della lettura della sentenza, Cazzaniga aveva letto un messaggio nel quale ringrazia diverse persone che gli sono state vicino, a partire dai propri avvocati, ribadendo la propria innocenza rispetto agli omicidi volontari contestati: “Ringrazio i miei due angeli custodi, i miei arcangeli guerrieri, per aver intrapreso un percorso titanico, per aver elaborato un’immensa quantità di dati con straordinaria arguzia, intelligenza, certosina pazienza. Hanno creduto in me autenticamente, nella verità del mio agito”.

“Il mio vivere, in toto, non è stato improntato al somministrare, indurre la morte, bensì il tentativo umanamente imperfetto di curare – ha aggiunto il medico -. Quando non ho più potuto far risplendere la vita mi sono attestato nel compito gravoso di intraprendere un cammino di vicinanza al morire, nel tentativo di rendere dignitosa la morte”. Il legale di Cazzaniga ha già annunciato ricorso in appello.

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EDS

 

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