I medici le somministrano antidepressivi, ma aveva un tumore al cervello

Laura Skerrit si è sentita dire che la sua emicrania, il suo malessere e le sue psicosi erano il sintomo di una malattia mentale. Invece aveva un tumore in stadio avanzato.  

Laura Skerrit, una giovane istruttrice di nuoto inglese di Templecombe, nel Somerset, aveva un tumore al cervello delle dimensioni di una palla da tennis. Ma i medici le hanno erroneamente diagnosticato una malattia mentale. E, di conseguenza, le hanno prescritto dei “semplici” antidepressivi.

La 22enne si è recata in ospedale dopo aver iniziato a soffrire di emicrania, psicosi e un generale malessere. E si è sentita dire che i suoi sintomi erano causati da ansia, depressione e persino disturbo bipolare. Quando però, nel novembre 2018, le sue condizioni sono peggiorate e alle difficoltà a camminare si sono aggiunte delle violente convulsioni, le è stata prescritta una tac che ha rivelato una verità devastante.

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La battaglia di Laura contro il tumore

I medici dell’ospedale distrettuale di Yeovil hanno quindi trasferito Laura al Southmead Hospital di Bristol, dove è stata sottoposta a un intervento chirurgico di emergenza per evitare che potesse avere un infarto o un ictus fatale. Laura, che oltre a insegnare nuoto in un centro sportivo è anche un’appassionata amazzone, racconta oggi che “ci sono voluti più di due anni per arrivare a una diagnosi di tumore al cervello, quindi sono impaziente di condividere la mia storia per aiutare ad diffondere una maggiore consapevolezza su questi temi”.

“È stato frustrante”, confessa la 22enne ripensando alle sue disavventure in ospedale. Nel dicembre 2018 è stata sottoposta a un’estenuante operazione di 13 ore che ha consentito di rimuovere gran parte del tumore. Ma il percorso di riabilitazione non è stato facile per lei e la malattia non è stata sconfitta al 100%. A darle coraggio sono state – e sono tuttora – sua madre e il suo ragazzo, Harry. “Ora devo sottopormi a una seconda operazione seguita da otto settimane di radioterapia intensiva”, spiega Laura. “Sarà davvero difficile tornare in ospedale, ma spero di riuscire a superare il trattamento”.

“La mia diagnosi – conclude la giovane – ha cambiato la mia visione della vita. Non so ancora se vorrò figli o meno, per paura che ereditino la malattia o che mi vedano soffrire di sintomi… Ho dovuto rinunciare alla patente di guida e, vivendo nella campagna del Somerset, con ciò ho perso la mia indipendenza”. Per ora tutte le sue energie sono concentrate sulla guarigione e sulla collaborazione con l’ente benefico Brain Tumor Research, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla forma di cancro più letale tra i bambini e gli adulti di età inferiore ai 40 anni.

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EDS

 

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