Cellulare e tumore: “il nesso c’è”, lo dicono i giudici di Torino

Secondo la Corte d’Appello di Torino, l’uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori. Ma il dibattito resta aperto. 

Chi fa uso prolungato del telefono cellulare rischia di fare i conti con un tumore alla testa. A sostenerlo è la Corte d’Appello di Torino che oggi, martedì 14 gennaio, ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea, emessa nel 2017, sul caso sollevato da un dipendente di Telecom Italia colpito da neurinoma del nervo acustico. L’uomo aveva usato per 15 anni il cellulare per tre ore al giorno senza alcuna protezione, dunque in modo scorretto. L’Inail era stata così condannata a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale. La pronuncia odierna conferma il nesso di causa-effetto.

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Se il cellulare diventa una minaccia per la salute

La sentenza della Corte d’Appello di Torino riapre il dibattito sulla pericolosità dei telefoni cellulari. Non più tardi della scorsa estate un rapporto a cura di Istituto Superiore di Sanità, Arpa Piemonte, Enea e Cnr-Irea non aveva confermato l’aumento di neoplasie legato all’uso del cellulare. In particolare, lo studio aveva certificato come l’uso prolungato dei telefoni cellulari, su un arco temporale di 10 anni, non fosse associato all’incremento del rischio di tumori maligni (glioma) o benigni (meningioma, neuroma acustico, tumori delle ghiandole salivari).

Di segno opposto, invece, l’allarme lanciato nel 2011 dalla Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Onu, che aveva inserito i dispositivi mobili nella categoria 2b (possibili cancerogeni). Restando in ambito giuridico, invece, nel 2012 fu la Corte di Cassazione a pronunciarsi su un “ruolo almeno concausale” del telefonino nella genesi di alcuni tumori dei nervi cranici.

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