Processo Regina: condannati i vicini che la costrinsero a prostituirsi e ingrassare

Accolta in casa dei vicini in un momento di difficoltà, Regina è stata sfruttata, minacciata, vessata, percossa e costretta a prostituirsi.

Dopo la morte della madre, Regina, ragazza di Albano Laziale, si è trovata in grosse difficoltà psicologiche e finanziarie. Il lutto l’aveva portata a vivere in uno stato confusionale e i debiti ad avere necessità di una mano d’aiuto. Proprio in quel momento di estremo bisogno si è offerta di aiutarla la vicina di casa Roberta Poduti Riganelli. Quell’inatteso gesto di carità era sembrato a Regina un bagliore di luce in fondo ad un tunnel, ma così non era.

Invece di darle sostegno, la vicina ha cominciato a maltrattarla e, con l’ausilio della madre e del suo compagno, l’ha persino costretta a prostituirsi. Se già le vessazioni, le umiliazioni e la violenza non fossero state sufficienti, quando non la costringevano a vendere il suo corpo, la facevano ingozzare con cibo spazzatura. Con quel regime di vita, la ragazza è arrivata a pesare fino a 100 chili.

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Condannati i vicini di casa di Regina

La tortura si è conclusa lo scorso anno, quando Regina, stanca di essere torturata, si è ribellata ai propri aguzzini ed è riuscita a fuggire da quella casa degli orrori. I parenti di Roberta hanno cercato di fermarla con la violenza, ma lei è riuscita ad aprire la porta e chiedere aiuto ai vicini. Oggi si è concluso il processo ai danni degli aguzzini. Il Tribunale di primo grado ha condannato Roberta Poduti Riganelli e la madre Maria Anello ad 11 anni di carcere per induzione alla prostituzione, minacce e lesioni fisiche. Dieci anni anche per il compagno di Roberta, Alberto Falco, ritenuto corresponsabile delle torture subite dalla ragazza.

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