Michele Sindona, chi è: carriera e vita privata del banchiere siciliano

Conosciamo meglio la storia di Michele Sindona: le curiosità sulla carriera e vita privata del banchiere e criminale italiano

Michele Sindona chi era

Michele Sindona nasce a Patti, in provincia di Messina, nel 1920, da un fioraio napoletano e da casalinga siciliana. Lavora fin dall’età di 14 anni, come dattilografo, poi aiuto contabile e, infine, come impiegato presso l’ufficio imposte di Messina. Nel 1942 si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Messina, con una tesi su Il Principe di Niccolò Machiavelli. Inizia così a lavorare in uno studio di avvocati. Si trasferisce a Milano nel 1946 dopo la fine della guerra aprendo uno studio di consulenza tributaria e diventa consulente legale di molte associazioni che ad esso facevano capo. Esercita come commercialista per società quali la Società generale immobiliare e la Snia Viscosa, diventando negli anni Cinquanta uno tra i commercialisti più ambiti. Si specializza in pianificazione fiscale acquisendo le conoscenze nell’esportazione dei capitali e nel funzionamento dei paradisi fiscali.

Sindona importa a Piazza Affari gli strumenti di Wall Street: offerte pubbliche di acquisto (OPA), conglomerate, private equity. Diventa fiscalista e amico di Joe Adonis, legato a Lucky Luciano e alla famiglia Genovese. Nel 1961 compra la sua prima banca, la Banca Privata Finanziaria, avendo la sua holding lussemburghese Fasco a ulteriori acquisizioni. Nel 1967 l’Interpol statunitense segnala Sindona come implicato nel riciclaggio di denaro sporco proveniente dal traffico di stupefacenti, per via dei suoi legami con Cosa Nostra americana. Successivamente conosce il cardinale Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano e futuro papa Paolo VI. Nel 1969 inizia la sua associazione allo IOR, la banca vaticana entra nella Banca Privata Finanziaria di Michele Sindona: dalla sua banca vengono spostate grandi sommi di denaro verso banche svizzere. Inizia a speculare su larga scala con le maggiori valute correnti.

Dopo il fallimento dell’OPA sulla Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali, le sue fortune calano vistosamente. Poi riesce prendere il controllo di una delle maggiori 20 banche americane dell’epoca, la Franklin National Bank di Long Island, venendo così definito da Giulio Andreotti “il salvatore della lira”. Pochi mesi dopo però, nell’aprile 1974, porta la Franklin al fallimento con una perdita del 98% dei profitti della banca con il famoso “crack Sindona”.

Nel 1974 il governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, sceglie Giorgio Ambrosoli come come commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, altra banca portata quasi al fallimento dallo stesso Sindona. Così durante l’indagini dell’avvocato scopre gravi irregolarità nei conti con i libri contabili falsati. Sindona aveva infatti inserito nelle sue società finanziarie gli investimenti del mafioso americano John Gambino: attraverso Sindona e Gambino, i boss Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo e Rosario Spatola investivano il loro denaro illecito in società finanziarie per ripulirlo. Così Ambrosoli fu ucciso la sera dell’11 luglio 1979 visto che all’indomani avrebbe dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale per confermare la sua analisi sulla situazione della banca. Michele Sindona fu il mandante.

Nel 1980 Sindona viene arrestato e condannato negli Stati Uniti per frode, spergiuro e appropriazione indebita. Il governo italiano chiese di estradare Sindona per poterlo processare per l’omicidio Ambrosoli: il 18 marzo 1986 viene condannato all’ergastolo. Muore dopo due giorni dopo, nel carcere di Voghera, per avvelenamento da cianuro di potassio.

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Chi era Michele Sindona: vita privata

Sposa Caterina Cilio il 4 settembre 1944. Dal loro matrimonio nascono tre figli: Maria Elisa, Nino e Marco.

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