Shirley Ortega Calangi, chi è la babysitter morta nell’incidente a Milano

Shirley Ortega Calangi è il nome della baby sitter vittima del tragico incidente tra il filobus ed il camion dei rifiuti avvenuto a Milano.

Sabato mattina Shirley Ortega Calangi, donna di 49 anni che da diverso tempo lavorava come baby sitter a Milano, stava andando a trovare un’amica. Quel giorno, infatti, era libera da impegni lavorativi e si voleva concedere qualche ora di svago. Purtroppo, però, non è mai arrivata all’appuntamento. La donna, infatti, si trovava a bordo del filobus che quella mattina è andato a scontrarsi contro un camion ad un incrocio.

Dalla dinamica del sinistro si è capito che il conducente del filobus non si è accorto che era scattato il semaforo rosso ed ha bruciato l’incrocio. Per sua sfortuna in quel momento stava passando un camion dei rifiuti. Il filobus ha colpito il camion, è uscito dalla carreggiata e per poco non ha urtato i mezzi parcheggiati. Nell’urto una delle portiere è saltata e Shirley è volata via dal mezzo, andando a sbattere la testa contro l’asfalto. Tutti feriti o contusi gli altri 14 passeggeri, ma nessuno in pericolo di vita.

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Shirley Ortega Calangi muore dopo due giorni di coma

Sin da subito si è compreso che le condizioni di salute della donna erano gravi. I medici l’hanno portata in ospedale in stato di coma ed è stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva. La sera stessa è stato chiamato un sacerdote perché le concedesse l’estrema unzione, i medici infatti hanno spiegato che le possibilità di un risveglio erano pressoché nulle. Shirley è morta questa mattina, davanti ad una nutrita folla di amici, datori di lavoro e parenti.

Della sua vita hanno parlato le persone che la conoscevano. Si era trasferita in Italia nel 2007, passando dalla Sicilia dove vive il fratello, e giungendo finalmente a Milano dove si trova la sorella. Qui aveva cominciato a lavorare come baby sitter, un lavoro che svolgeva con tale passione da essersi guadagnata la fiducia e l’amicizia di genitori e bambini. La vittima aveva una figlia di 26 anni, alla quale mandava la maggior parte dei guadagni ottenuti con il lavoro.

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