Carlo Arnoldi, chi è il presidente dell’”Associazione Piazza Fontana”

Carlo Arnoldi è il presidente dell’associazione familiari delle vittime di Piazza Fontana. Ecco tutto quel che c’è da sapere su di lui. 

Carlo Arnoldi aveva solo 15 anni quando perse il padre Giovanni nella strage di Piazza Fontana, nel 1969. Oggi presiede l’associazione dei familiari delle vittime e si batte instancabilmente per preservare la memoria e la verità su quella drammatica pagina della nostra storia nazionale, affinché fatti simili non abbiano più a ripetersi. Conosciamolo più da vicino.

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI

L’identikit di Carlo Arnoldi

Carlo Arnoldi vive a Magherno (Pavia) con la sua famiglia ed è il presidente dell’Associazione “Piazza Fontana 12 dicembre 1969” che riunisce i familiari delle vittime della nota strage. La sua sensibilità di ragazzo ha cristallizzato i ricordi e le emozioni. A soli 15 anni, dopo la drammatica morte del papà, si ritrovò a essere il capofamiglia. Fu lui a telefonare allo zio Sergio e a informare la mamma, stringendola in un abbraccio. “All’obitorio non sarei potuto entrare, ero troppo piccolo – ha raccontato tempo fa -. Invece mi sono infilato dietro una delle mie zie. Mio padre era bruciacchiato, sporco di sangue, la gamba sinistra maciullata. È stata l’ultima volta che ho visto mia madre piangere, voleva vedere papà e io gliel’ho impedito. Ricordo i funerali in piazza del Duomo. Il buio. I lampioni accesi. Una pioggerellina fine fine. Quando sento parlare di ‘silenzio rumoroso’ ripenso a quei momenti. Le gente con i cappelli in mano, non un solo applauso davanti ai carri funebri. C’era tanto silenzio che sentivo il rumore dei nostri passi sul selciato, insieme con i singhiozzi di mia sorella. Il presidente del Consiglio era Rumor. In Duomo, quando ha allungato la mano verso di me, istintivamente ho ritirato la mia”.

Giovanni Arnoldi aveva solo 42 anni e abitava sempre a Magherno, piccolo centro del Pavese, con la moglie Costantina e i due figli: Carlo, 15 anni, e Pinucci, 8. Faceva il commerciante di bestiame ed era un grande appassionato di cinema: realizzò il suo sogno nel cassetto quando aprì in paese una sala, il “Cinema nuovo”. Il 12 dicembre 1969 non avrebbe dovuto essere nel salone della Banca nazionale dell’Agricoltura a Milano, ma verso le tre del pomeriggio aveva ricevuto la telefonata di un agricoltore di Lodi che stava per chiudere la vendita di una cascina e chiedeva la sua presenza. Giovanni si mise in macchina di malavoglia e raggiunse Milano. Non torno mai più.

Per la famiglia Arnoldi cominciarono anni durissimi. La mamma prese la patente a 39 anni, trovò impiego prima alla Galbani di Corteolona, poi nelle lavanderie del Policlinico San Matteo, a Pavia. Carlo voleva lavorare, ma fu proprio la mamma a “costringerlo” a diplomarsi all’Itis di Pavia. Il giovane diventò operatore e per dieci anni, fino al 1979, mandò avanti il cinema che suo padre tanto amava. Ma al dolore per la perdita del genitore si è presto aggiunto il calvario dei processi. “Con l’assoluzione di Zorzi, Maggi e Rognoni siamo stati condannati a pagare le spese processuali – ha spiegato lui stesso – . Mi sono rivolto al presidente Ciampi e ce le hanno tolte. Almeno quelle, dopo trentasei anni. Il giorno dell’assoluzione, il 3 maggio del 2005, è stato terribile. Ci sentivamo sconfitti. Con Francesca, figlia di Pietro Dendena, ci siamo guardati e ci siamo detti: no, non siamo sconfitti. Abbiamo la verità storica, quella che Freda e Ventura sono stati gli organizzatori. Questa dobbiamo fare conoscere”. E’ un impegno che continua a onorare ogni giorno.

EDS

 

Impostazioni privacy