ArcelorMittal, trattativa in stallo: chiesti 4700 tagli per restare in Italia

ArcelorMittalSono 4700 i tagli richiesti dalla società franco-indiana ArcelorMittal per rimanere in Italia. Questo è quanto riferito al Mise dall’amministratore delegato Lucia Morselli.

“Sono molto deluso, l’azienda non ha fatto i passi avanti attesi: la strada è stretta, in salita”, queste sono state le parole del Ministro Stefano Patuanelli sulla vicenda del braccio di ferro con ArcelorMittal. Il 4 novembre scorso Lakshmi Mittal ha presentato al premier Giuseppe Conte un rapporto in cui evidenziava 5000 esuberi, che oggi si è tramutato in una richiesta di 4700 tagli, 2800 dei quali da effettuare subito. Questa la condizione per restare in Italia, conclusione illustrata al Mise dall’amministratore delegato della società Lucia Morselli.

Una richiesta che, come si evince dalle parole pronunciate ai microfoni della stampa, non ha lasciato soddisfatto il Ministro Patuanelli: “In una fase di trattativa ci sta un momento di particolare criticità. Noi faremo le nostre proposte nelle prossime ore, siamo molto cocciuti, cerchiamo di stare al tavolo e di arrivare all’obiettivo finale: garantire una produzione siderurgica all’avanguardia con nuove tecnologie, sviluppando interventi sul territorio. Ma entro il 20 dicembre dobbiamo avere chiaro se siamo in grado di andare avanti oppure no. Se la posizione è questa ed è rigida, non credo che ci saranno le condizioni per trattare”.

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ArcelorMittal, 4700 tagli per restare in Italia, 2800 subito

A respingere la proposta di ArcelorMittel sono i sindacati. Una proposta che vede un taglio di 10789 dipendenti. Un esubero che sarebbe scongiurato dall’utilizzo di un forno elettrico ad arco che necessiterebbe di meno mano d’opera. Sulla proposta del colosso industriale Annamaria Furlan della Cisl ha detto: “Gli esuberi stimati da ArcelorMittal nel nuovo piano industriale 2020-2024 sono irricevibili; considerando anche che con i mancati rientri al lavoro e i lavoratori in amministrazione straordinaria si arriverebbe a una quota compresa tra 6.300 e 6.700 esuberi”.

Data la grave situazione di crisi, i sindacati hanno deciso di scendere in strada e scioperare. La giornata di sciopero è prevista per il 10 dicembre 2019 a Roma, dove Cgil, Cisl E Uil manifesteranno insieme. Maurizio Landini, Cgil: “Questo non è un piano industriale, ma un progetto di chiusura dell’Ilva: abbiamo un accordo firmato nel 2018 che prevede 8 milioni di tonnellate e quella è la base da cui partire”.

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