Paola Calì, chi è la donna che ha adottato tre bimbi orfani di femminicidio

Marianna venne uccisa dal marito e Paola Calì decise di prendere con sé i suoi tre bambini, pur avendo già tre figli: una storia di amore e di coraggio.

Tante in Italia le vittime di femminicidio e troppe le vittime collaterali: i bambini.
Nati da questi rapporti spezzati, i bambini improvvisamente si ritrovano soli, impigliati fra i cavilli di un sistema giudiziario che non li tutela adeguatamente. Solo quest’anno le donne vittime di femminicidio, omicidi nella maggior parte dei casi compiuti per mano del marito, ammontano a 70. I bambini, vittime collaterali di questi delitti, vengono inseriti nel circuito delle adozioni e non sempre le cose vanno per il verso giusto.
L’esperienza raccontata da Paola Calì, che ha adottato i tre figli di Marianna Manduca, vittima di femminicidio, mostra le grandi difficoltà affrontate per permettere ai piccoli di crescere.

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Paola Calì, il gesto d’amore di una madre

Si è spesso parlato della legge 4 redatta 11 gennaio 2018 in favore degli orfani di crimini domestici. Alla promulgazione, però, non è seguito alcun decreto attuativo e i circa 2000 bambini, vittime collaterali di femminicidi, sono rimasti senza nessun sostegno speciale da parte delle istituzioni.
Provati psicologicamente e segnati dal punto di vista emotivo, le piccole vittime sono state in parte adottate e in parte sono ancora intrappolati in un’infinita attesa. Per sensibilizzare sul tema la De Leo Fund Onlus, ha organizzato per domani a Padova il convegno “Orfani speciali, vittime invisibili“, dedicato a bambini e adolescenti in lutto per violenza familiare.
In rappresentanza dell’associazione Insieme a Marianna, Paola Calì parlerà del suo lutto e di come abbia cercato di dare il suo contributo perché la vita dei suoi nipoti (e ora figli) non andasse totalmente in frantumi.
Paola Calì si è raccontata in un’intervista, soffermandosi sulle difficoltà affrontate quando ha scelto di adottare:
È stata molto dura. Praticamente ci è esplosa una bomba in casa. I piccoli sono arrivati con l’irruenza dei selvaggi, erano molto traumatizzati e ci mettevano continuamente alla prova. Anche integrarsi con i nostri figli non è stato facile… Marianna, la loro mamma, era cugina di mio marito. Il Comune di Senigallia ci ha aiutati. Io ho dovuto lasciare il lavoro, era impossibile seguire tutti i bambini. Poco tempo dopo l’azienda dove lavorava mio marito ha chiuso. Ci siamo trovati a vivere in sette con 500 euro al mese… Ma abbiamo superato anche quel periodo”.
Ci siamo sentiti abbandonati. È stato tutto un rimbalzare di responsabilità. Di fatto, i soldi promessi dal Fondo per gli orfani di femminicidi non sono mai arrivati. I figli delle donne vittime di femminicidio restano invisibili. Ci sono tante storie di nonni che hanno adottato i nipoti, hanno speso tutto per mantenerli. E non hanno i soldi per pagare gli psicologi, con i bambini che non dormono la notte per angoscia e incubi.

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Marta

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