Franco Janich morto, calcio in lutto: addio al libero del Bologna

L’ex difensore Franco Janich è morto a 82 anni, calcio in lutto: addio al libero del Bologna, chi era e cosa ha fatto nella carriera.

(foto pubblico dominio)

Si è spento oggi a 82 anni Franco Janich, il difensore libero e capitano del Bologna degli anni Sessanta. Cresciuto nell’Atalanta, con cui aveva esordito in Serie A il 16 settembre 1956 nell’incontro vinto dai bergamaschi sul Napoli per 2-0, passa poi alla Lazio a fine anni Cinquanta e qui resta per tre stagioni. Durante questi anni raccoglie i primi successi.

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Chi era Franco Janich: carriera da calciatore e dirigente

Conquista infatti con la squadra biancoceleste la Coppa Italia, il primo trofeo della Lazio nel dopoguerra. Nel 1962, il passaggio al Bologna, squadra con la quale inanella una serie di risultati personali e di squadra. ‘Vanta’ il record di giocatore con il maggior numero di presenze senza aver mai segnato: 425 partite. Soprattutto non è mai stato espulso, diventando forse uno dei calciatori più corretti della storia del calcio. Col Bologna raggiunge il traguardo più alto della sua carriera con lo storico scudetto del 1964, vinto allo spareggio contro l’Inter di Herrera. Si piazza all’ottavo posto tra i calciatori rossoblu con più presenze in gare ufficiali.

In quegli anni, raccoglie sei presenze in Nazionale, ma con la maglia azzurra ha anche molte delusioni: in particolare, è in campo sia contro il Cile nei Mondiali del 1962, che contro la Corea del Nord ai Mondiali d’Inghilterra nel 1966. Si tratta di due sconfitte, che significarono l’esclusione azzurra dai mondiali. Una volta terminata la carriera da giocatore, Janich ricoprì cariche dirigenziali: in particolare stato direttore generale del Napoli in due distinti periodi, dal 1972 al 1976 e nuovamente dal 1978 al 1980. Ma il legame più forte è quello col Bologna, e Janich – ricorda il sito del club felsineo – torna spesso in città “finché la salute glielo consente, per salutare i vecchi amici e respirare il profumo di una città che gli è rimasta nel cuore”. L’omaggio conclude: “Questa città oggi lo piange come uno dei figli più cari”.

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