Giampiero Parete, chi è: età, storia, vita e dramma del sopravvissuto | Rigopiano

Conosciamo meglio il cuoco superstite della strage di Rigopiano Giampiero Parete: ecco il suo racconto dettagliato di quella tragedia evitabilissima

Cuoco Rigopiano
Cuoco Rigopiano

Dopo un mese dalla strage di Rigopiano Giampiero Parete era ancora scosso. L’uomo è il cuoco superstite che raccontò nei minimi dettagli le ore di quella tragedia ai microfoni de il corriere.it: “È strano. All’inizio non ci pensavamo, gli psicologi ci avevano consigliato di non parlarne neppure tra noi. Nell’ultima settimana invece sta cominciando a venire fuori. Con mia moglie ci siamo seduti a questo tavolo e ne abbiamo discusso per la prima volta. E ho scoperto che lei non è mai stata in pena per me. Perché era convinta che ci fosse stato un crollo, che fosse caduto solo il tetto dove stavano loro. Sapeva che io non mi trovavo lì, i bambini erano con lei, quindi stava tranquilla. Ha capito cos’era davvero successo all’hotel Rigopiano solo quando i vigili del fuoco l’hanno tirata fuori”. Poi ha aggiunto: “Sono andato in televisione una volta, ed è bastato. Non voglio mostrare la mia famiglia. Non dico che mi sento colpevole di essere ancora vivo, ma capisco che ci sono persone che possono chiedersi perché a noi è andata bene e ai loro cari invece no. Mi sento in difficoltà con queste cose. Io adesso ti sto parlando ma intanto provo quasi vergogna, anche se ingiustificata. Mi stanno aiutando. Non è facile”.

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Strage Rigopiano, il racconto dettagliato

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Lo stesso Giampiero, poi, svelò: “Ci sono delle notti che non riesco a dormire, e mi rivedo quel che abbiamo vissuto, come fosse un film. Ma non quei momenti, quando stavo in macchina con Salzetta, dei quali mi viene in mente solo il silenzio. Continuo a pensare a quando stavo in ospedale ed ero convinto che fossero morti tutti”. Poi ha aggiunto: “Dicono che mi avevano sedato per farmi stare tranquillo, ma io sentivo ogni cosa, anche con gli occhi chiusi. Mi chiedevo cosa avrei fatto dopo, adesso che ero solo al mondo. Mi sentivo congelato. Ma non per la neve. Avevo il gelo dentro. Quella notte, la mattina seguente. Pensavano che dormissi. Non ho chiuso occhio, invece. Fino a quando una psicologa mi disse di tirarmi su dal letto, di mettermi a sedere, che c’era una bella notizia”. Infine, ha svelato: “Penso alle persone che ho conosciuto in quei due giorni e adesso non ci sono più. All’estetista, al maître che era così gentile, al cameriere che ci aveva portato in stanza la cena per i bambini. Mi vengono in mente i loro volti, le parole che ci siamo scambiati. Non ce l’ho fatta a partecipare al loro funerale, ma un giorno, quando sarò pronto, vorrei andare con mia moglie sulle loro tombe. Devo farlo. È come se avessi un debito”. Soltanto due persone restarono incolumi: il cuoco, che è stato il primo a dare l’allarme e Fabio Salzetta, un dipendente che in quel momento si trovava nel locale caldaia esterno all’hote

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