Canone Rai, verso l’abolizione: “E’ anacronistico nell’epoca digitale”

La maggioranza di governo spinge verso l’abolizione del canone Rai e l’equiparazione alle aziende private dell’emittente pubblica.

Il canone Rai è da sempre una delle tasse più invise dagli italiani. Sino al 2014 la percentuale di evasione era superiore al 50%, ma il governo Renzi l’ha eliminata inserendo il canone direttamente in bolletta. All’epoca furono numerose le polemiche a riguardo, visto che la tassa non riguardava più semplicemente chi era in possesso di un apparecchio televisivo, ma anche chi possedeva semplicemente un pc dal quale usufruire del programmi Rai.

Cinque anni più tardi si torna a parlare della tassa e della sua possibile abolizione. A proporre la cancellazione definitiva del canone (tagliato diverse volte fino a 90 euro annui), sono sia i rappresentanti del Movimento 5 Stelle che alcuni del PD e di Italia Viva. Maria Laura Paxia, membro della commissione vigilanza della Rai, avrebbe pronta anche una proposta di legge a riguardo. Se dovesse passare il canone scomparirebbe e i finanziamenti proverrebbero dalle pubblicità.

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Canone Rai, Riccardo Laganà contro l’abolizione: “Devasterebbe il mercato”

L’obbiettivo della parlamentare è quello di equiparare la Rai alle altre emittenti televisive italiane da punto di vista della ricezione dei finanziamenti privati (per il momento bloccati da una soglia massima). Questa scelta dovrebbe condurre ad un miglioramento della qualità degli show e delle produzioni, a quel punto non più legate ad un budget ridotto per non gravare sulle tasche degli italiani. Non tutti, però, sono d’accordo con questa visione delle cose, c’è chi ritiene che l’equiparazione della Rai alle aziende private potrebbe danneggiare il mercato, portando addirittura alla scomparsa di emittenti più piccole.

Tra i più avversi è Riccardo Laganà, consigliere indipendente del Cda Rai che a tal proposito ha dichiarato: “Impraticabile sotto vari aspetti. Il primo: inserendo il sostegno alla Rai nella fiscalità generale la si renderebbe dipendente dai governi di turno, asservita alle decisioni politiche e loro strumento di propaganda. Il canone certo è garanzia di indipendenza economica dunque politica. Ancora: togliendo il tetto pubblicitario alla Rai, come da proposta Paxia, si andrebbe a massacrare tutto il mercato, da Mediaset in giù”.

Sciarretta Massimiliano

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