Alvin, chi è il bambino rapito dalla madre per farlo crescere tra le fila del’Isis

Alvin chi è il bambino rapito dalla madreDopo cinque anni di inferno passati tra le file dell’Isis, bombardamenti e campi profughi Alvin è finalmente tornato in Italia dal padre e dalle sorelle.

Poche parole bastano per descrivere la fine di un’incubo “Papà sto arrivando”, così Alvin, bimbo di 11 anni rapito e portato in Siria dalla madre, conferma al padre Afrim che potranno finalmente tornare a vivere insieme. Il piccolo è atterrato a Fiumicino alle 8 di mattina e presto raggiungerà il piccolo paesino della Brianza in cui è nato e cresciuto. Un ritorno che è stato possibile grazie a quelli che Afrim chiama “Amici di papà” per non fare preoccupare il figlio per quegli estranei (gli ennesimi incontrati in questi cinque anni di inferno) che lo stanno accompagnando nel viaggio di ritorno in Italia.

La conclusione dell’odissea di Alvin è stata possibile grazie ad un corridoio umanitario in cui hanno avuto un ruolo determinante la Croce Rossa Italiana e l’associazione umanitaria Mezzaluna Rossa. Ma se le due associazioni umanitarie hanno svolto il ruolo di intermediazione in Medio Oriente, il ritorno del bambino alla famiglia di appartenenza non sarebbe stato possibile se lo Scip (Servizio interforze polizia) e un nucleo dei Ros (Carabinieri) non avessero collaborato con il consolato Albanese.

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Chi è Alvin, il bimbo rapito dalla madre e portato in Siria

Nato in Brianza nel 2008, Alvin stava passando un’infanzia normale con la famiglia. Nel 2014, però, la madre fa una scelta estrema. La donna, Valbona, decide di unirsi alle fila dell’Isis e porta con sé il bambino che allora aveva appena 6 anni. Il padre denuncia immediatamente la scomparsa del figlio e spiega che la madre potrebbe averlo portato in Siria. Comincia un’indagine sulla donna e sui rapporti che questa aveva con i terroristi islamici.

Nel frattempo Alvin cresce in un campo di addestramento dell’Isis e rischia ogni giorno di diventare vittima dei bombardamenti. Il bambino si salva dalle esplosioni, ma la madre no ed il piccolo diventa un orfano in una zona di guerra. Concluso il conflitto contro l’Isis, il bimbo viene portato al campo profughi Al Hol, nella zona curdo-siriana. Lo scorso 25 settembre Afrim era andato a trovarlo ma non aveva potuto portarlo con sé per ragioni burocratiche. I documenti rilasciati dall’Ambasciata albanese non erano stati sufficienti a permettere il trasferimento in Italia, visto che nessuno dei due ha cittadinanza italiana.

A quel punto il padre ha lanciato un appello alle autorità italiane che non è rimasto inascoltato. La sua richiesta d’aiuto è stata trasmessa dal programma Mediaset ‘Le Iene‘ e per giorni il Palazzo della Regione Lombardia si è illuminato con la scritta ‘Free Alvin’. Contemporaneamente si lavorava per liberarlo. Il bambino è tornato a casa claudicante, ha una ferita ad un piede ed una ad un orecchio, nulla che non possa essere curato.

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