Cancro al pancreas, studio choc: “Seconda causa di morte entro il 2030”

Il cancro al pancreas, tra le neoplasie più aggressive, oggi è la terza causa di morte oncologica e potrebbe diventare la seconda entro il 2030.

Come molti di noi purtroppo già sanno, il cancro al pancreas è uno dei tumori più aggressivi: solo in Europa fa oltre 95mila vittime all’anno e l’aspettativa di vita al momento della diagnosi è di appena 4-6 mesi. In Italia il tasso di sopravvivenza a 5 anni è di circa l’8%, e a 10 anni solamente del 3%. Inoltre, il cancro al pancreas rimane asintomatico per lungo tempo, solo nel 7% dei casi viene diagnosticato allo stadio iniziale, circa l’80%-85% delle forme tumorali risulta non asportabile chirurgicamente al momento della diagnosi.

Questo il preoccupante quadro che emerge dallo studio “Gli unmet need nell’adenocarcinoma al pancreas: un’analisi a 360° con il paziente al centro”, a cura di Isheo, società di ricerca e valutazione economico-sanitaria, in collaborazione con la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) e le Associazioni dei Pazienti Codice Viola e Nastro Viola, presentato oggi al Ministero della Salute. La ricerca sottolinea che è urgente adottare anche alcuni interventi chiave. Vediamoli più da vicino.

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La nuova emergenza del cancro al pancreas

Oggi l’adenocarcinoma pancreatico, ovvero il tipo più comune di tumore al pancreas, rappresenta la terza causa di mortalità per tumori, dopo quello al polmone e al colon-retto. Negli ultimi quarant’anni (1992-2016) la mortalità in Europa è aumentata del 62% e l’incidenza è di circa 13mila casi (il 3% dell’incidenza di tutti i tumori). Ma il parametro risulterebbe in ulteriore crescita nel 2019 (13.500 casi) e, se la tendenza sarà confermata, entro il 2030 l’adenocarcinoma pancreatico potrebbe salire al secondo posto in termini di mortalità tra tutti i tipi di tumori.

A tale proposito, il nuovo studio sottolinea che le principali sfide da affrontare sono rappresentate dai fattori di rischio, come fumo, alcol, obesità e alimentazione, e dall’aspecificità dei sintomi che non consentono di effettuare una diagnosi precoce. Al momento, secondo la Società europea di oncologia medica (Esmo), la rimozione chirurgica è l’unico trattamento potenzialmente curativo, anche se meno del 20% dei pazienti risulta idoneo. La chirurgia resettiva del pancreas, tuttavia, è la più complicata tra tutte, in quanto riporta un maggior tasso di complicanze post-operatorie e necessita quindi di centri altamente specializzati e ad alto volume di interventi, con un’équipe multidisciplinare, che oltre ai chirurghi comprenda il radiologo interventista, l’endoscopista, il team di terapia intensiva per gestire le fasi intra- e post-operatorie.

Ecco quindi i tre punti su cui è necessario agire urgentemente:

1. La multidisciplinarietà del team di cura per gestire la complessità della diagnosi, la velocità di progressione della malattia e la necessaria presa in carico dei pazienti da parte di più specialisti.

2. La garanzia dell’appropriatezza terapeutica attraverso l’accesso a tutte le terapie disponibili che abbiano fornito evidenze cliniche in grado di migliorare la vita dei pazienti.

3. La predisposizione di specifici percorsi formativi e di supporto per i caregiver, per favorire una gestione più efficace sia assistenziale che emotiva dei pazienti.

EDS

 

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