Caso Vannini, ecco le conversazioni inedite dopo l’omicidio

Una serie di conversazioni telefoniche successive alla morte di Marco Vannini non sono state usate nel processo, perché considerate irrilevanti. Ma ora tornano a far discutere.   

Migliaia di conversazioni telefoniche intercettate sulle utenze dei protagonisti del caso Vannini: Tonino, Martina, Federico Ciontoli e della signora Maria Pezzillo. E’ quanto contenuto in un cd di cui la difesa della famiglia di Marco, parte civile nel processo, ha ottenuto una copia solo questa estate. Gli audio in questione non sono stati usati nel processo contro Antonio Ciontoli e i suoi familiari, in quanto ritenute irrilevanti dalla Procura di Civitavecchia. Alcune però sono state inserite nel documentario “Il caso Vannini” prodotto da “Stand by me”, in onda domani, giovedì 17 ottobre, alle ore 21.25 sul Nove. E potrebbero essere utili per chiarire meglio alcuni punti oscuri della ricostruzione dei fatti e per comprendere come sono state condotte le indagini.

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I nuovi audio sulla vicenda Vannini

La novità più importante emerge da una telefonata mai ascoltata prima, tra il padre e il fratello di Tonino Ciontoli: a quanto pare, neppure loro avevano le idee chiare sul luogo del famoso sparo sparo costato la vita a Marco Vannini. Il 20 maggio 2015, due giorni e mezzo dopo l’omicidio, alle ora 12.49 il fratello di Antonio Ciontoli, Mauro, chiama casa Ciontoli. Dopo circa 4 minuti Antonio ha passa la cornetta al papà Salvatore, arrivato a casa sua proprio quel giorno. Ed è proprio Salvatore a chiedere a Mauro a bruciapelo: “Ma una cosa, Marco stava nel bagno?”. Il fratello di Antonio Ciontoli rimane in silenzio per circa 3 secondi. Al che il padre, con un tono meno sicuro, torna a chiedere conferma della versione che dev’essergli stata fornita da Antonio e alla quale probabilmente anche lui fa fatica a credere: “Così mi ha detto no lo so… che è capitato nel bagno”. Da parte di Mauro ancora silenzio, e poi una frase smozzicata. Il padre non chiede più e continua a raccontare cosa gli ha detto Antonio (la prima versione, poi da lui stesso cambiata). Insomma, a quanto sembra, all’inizio Ciontoli non dice la verità nemmeno al papà. Il quale poi chiude la conversazione con un laconico “e vabbuò”.

La seconda telefonata è quella tra Federico Ciontoli e lo zio, partita dall’utenza fissa di casa Ciontoli verso il cellulare di Viola che sta con il fidanzato. Federico a un certo punto chiede alla mamma di parlare con lo zio acquisito, Peppe. È il 19 maggio, ore 22.42 di sera, e Marco è morto da un giorno. Federico dice a Peppe: “In salone ci sta quello spruzzo là…. Quel coso che spruzza il profumo…. eh se lo spegnete perché quello nella notte richiama i ricordi…. Papà e Martina la dormono, là (…) perché col fatto che quando spruzza il profumo ricorda”. Il sospetto del padre di Marco Vannini, Valerio, dopo aver ascoltato questa conversazione “in codice”, è che quel profumo “evidentemente serviva a nascondere qualche odore”. Anche il generale Luciano Garofano, ex comandante dei RIS di Parma e consulente della parte civile nel processo Vannini ha commentato quella telefonata definendola “strana”. Insomma, resta da capire perché Federico abbia chiesto allo zio di rimuovere un deodorante per ambienti dalla stanza in cui dormivano papà Tonino e la sorella Martina, e quali fossero i ricordi che esso richiamava. Ma gli investigatori non hanno mai posto tali domande a Federico Ciontoli.

C’è poi una terza telefonata del 22 maggio 2015, sempre ritenuta “non rilevante” ai fini processuali, nella quale Viola Giorgini, la fidanzata di Federico Ciontoli, parla con un’amica e critica il cugino di Marco, Alessandro Carlini, e tutta la famiglia per essere andati in tv a porre domande sull’accaduto. Nel corso della conversazione Viola fa propria la versione di Antonio Ciontoli (l’arma è scivolata, il colpo è partito senza che nessuno se ne accorgesse, la ferita non era ben visibile) aggiungendo però un particolare nuovo rispetto alle versioni ufficiali della famiglia Ciontoli: le pistole sono state tutto quel 17 maggio “appoggiate sul divano”. Che voleva dire esattamente? Perché ha tenuto a precisare quel dettaglio? Qual era il sottinteso della sua affermazione? Domande che aspettano una risposta, se mai arriverà.

EDS

 

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