Strage di Orta Nova, il figlio Antonio sconvolto dopo il gesto del padre

Strage di Orta Nova, il figlio Antonio – unico sopravvissuto perché vive in Romagna, dove lavora – è sconvolto dopo il gesto del padre.

(screenshot video)

Una vera e propria strage familiare si è consumata nella notte a Orta Nova (Foggia) dove in una delle abitazioni del centro è andato in scena un omicidio-suicidio. Autore del gesto estremo è stato Ciro Curcelli, agente penitenziario di 53 anni. Questi ha ucciso la moglie e le 2 figlie, Miriana e Valentina. Poi ha chiamato i carabinieri per avvertirli. Infine, si è a sua volta tolto la vita. La coppia aveva un terzo figlio, unico sopravvissuto alla strage. Tornato in Puglia, il maggiore dei tre figli di Ciro Curcelli, Antonio di 26 anni, che vive e lavora a Ravenna, è stato sentito dai Carabinieri. Ai militari dell’Arma avrebbe raccontato di non aver mai sospettato nulla circa un malessere del padre.

Dunque un dramma che sembra essere piombato dal nulla, come un fulmine a ciel sereno, nella tranquillità della vita familiare. Lo conferma anche il fidanzato della figlia più grande dell’agente, Marco. A Tgcom24, il giovane ragazzo di Valentina è riuscito a dire: “Sapevo che erano brave persone, tranquille senza problemi. Non mi ha mai parlato di nulla o di problemi familiari”. Mai una lite, mai un gesto che potesse preannunciare il peggio, insomma.

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L’intervento della Polizia Penitenziaria sulla strage di Orta Nova

Eppure il peggio, qualcosa di neanche lontanamente immaginabile, ha sconvolto una comunità di poco più di 15mila abitanti. Ma ha lasciato attoniti anche i colleghi di Ciro Curcelli. Il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, è intervenuto sulla vicenda per spiegare che il ‘secondino’ talvolta “può ritrovarsi a vivere una condizione di forte stress in relazione ad aspetti organizzativi, quali turni ed orari, sopratutto notturni, ai carichi di lavoro, al difficile rapporto con i detenuti”. La risposta sarebbero – a suo dire – servizi di assistenza psicologica per il personale penitenziario. L’allarme dunque arriva direttamente dall’interno del corpo di Polizia Penitenziaria.

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