Quota 100: tre mesi d’attesa in più per percepire la pensione

Quota 100Quota 100 è stata confermata sino alla scadenza prevista per il 2021, il governo però potrebbe allungare l’attesa per la ricezione della pensione di 3 mesi.

Sebbene durante la permanenza della Lega al governo la riforma pensionistica Quota 100 sia stata più volte criticata dai membri del PD, l’attuale esecutivo ha deciso di non rimuoverla sino al 2021. La decisione è stata presa considerando sia il numero delle adesioni al pensionamento anticipato, sia al gradimento degli italiani per la possibilità che offre. Il problema nel mantenere attiva la riforma è legato al costo della stessa.

Proprio per questo i tecnici al lavoro sulla manovra 2020 stanno lavorando ad una soluzione per ridurne i costi. Una delle ipotesi messe sul banco è quella di posticipare l’inizio del versamento degli assegni. I lavoratori che usufruiscono della Quota 100 percepiscono la pensione dopo 3 mesi dalla fine dell’attività lavorativa se sono privati e dopo 6 se sono dipendenti pubblici. L’idea è quella di posticipare di tre mesi il termine. Se tale cambiamento venisse approvato i tempi d’attesa sarebbero 6 e 9 mesi. Una simile soluzione permetterebbe al governo di risparmiare 600 milioni di euro nel 2020 e un miliardo in generale.

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Quota 100 abolita dopo il 2021

A partire dal 2022, Quota 100 non sarà più attiva. I lavoratori che non maturano i requisiti entro il 2021, dunque, saranno costretti a lavorare di più. Il ritorno alla soglia dei 67 anni, però, potrebbe essere percepito come ingiusto dai lavoratori. Per questo il governo sta vagliando delle opzioni alternative per rendere l’addio a Quota 100 meno traumatico. Una delle proposte vagliate è quella del Senatore Nencini (PD), ovvero una riforma ispirata all’ape social che preveda un sistema flessibile, con possibilità di pensionamento a partire dai 64 anni.

Alla riforma quadro verrebbero aggiunte però delle opzioni per varie categorie. L’ape social e l’opzione donna sono già state confermate per il biennio successivo al 2021. Inoltre si valuta la possibilità di introdurre la Quota 92 per le categorie deboli, come disoccupati e chi è sottoposto a lavori fisicamente massacranti come gli operai.

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