Omicidio Desirée Mariottini, i legali del pusher: “Non sarebbe morta se fosse stata in casa”

Desirée MariottiniSvolta sul caso di omicidio di Desirée Mariottini, 16enne stuprata in gruppo e uccisa da 4 uomini: i legali della difesa hanno presentato denuncia di abbandono nei confronti dei genitori.

All’incirca un anno fa Desirée Mariottini, 16enne romana, veniva uccisa dopo aver subito una violenza sessuale di gruppo. La giovane era entrata in quello che era conosciuto come il palazzo dello spaccio. Secondo alcune testimonianze la ragazza entrava ed usciva in cerca di eroina. La notte in cui è morta è stata stuprata da 4 persone e pare che gli abusi siano continuati anche dopo il decesso. Una vicenda truce che ha sconvolto l’opinione pubblica. Durante le indagini è emerso che la 16enne si sarebbe prostituita in cambio di droga. Questa notizia è stata smentita, però, qualche tempo dopo quando è risultato che la giovane era vergine al momento dello stupro.

Al termine delle indagini la Procura di Roma ha incentrato i propri sospetti su Mamadou Gara, Salia Yusif, Brian Minteh e Alinno Chinna. Gli uomini sono accusati di violenza sessuale di gruppo e omicidio volontario. L’accusa poggia la propria tesi sul fatto che i quattro indagati hanno impedito la richiesta si soccorsi per “conseguire l’impunità nel delitto di violenza sessuale di gruppo”.

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Omicidio Desirée Mariottini: la difesa accusa i genitori

Ciò che lascia sgomenti è la tesi difensiva presentata dai legali di Salia Yusif, 33enne accusato di stupro e omicidio. L’uomo infatti dichiara in una denuncia presentata in Tribunale: “Se la ragazza quel giorno fosse stata in casa con i familiari, io Salia Yusif non sarei in carcere”. Secondo la sua versione dei fatti, dunque, la colpa dell’accaduto dovrebbe ricadere sui genitori della sedicenne, rei di averla abbandonata. Un accusa umiliante per delle persone che già sono gravate dalla perdita di una figlia di soli 16 anni.

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