200 miliardi all’anno: gli sprechi dello Stato costano il doppio dell’evasione

(Photo by Tom Stoddart/Getty Images)

La CGIA di Mestre ha reso noti i dati del suo studio: lo Stato perde denaro a causa degli sprechi molto più che per l’evasione fiscale

La Confederazione Generale Italiana degli Artigiani con i suoi studi economici puntuali si pone sempre più come un fastidioso sassolino nella scarpa delle Istituzioni. Dalla questione tasse all’evasione, l’ente ha dimostrato la veridicità di temi che prima apparivano solamente come ipotesi verosimili. Le grandi imprese evadono molto più delle piccole e noi italiani paghiamo 33,4 miliardi di tasse in più rispetto alla media europea, per esempio. A tali dati di fatto si aggiunge l’ultima inchiesta della CGIA che mette sotto lente di ingrandimento gli sprechi dello Stato.

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Lo Stato perde 200 miliardi l’anno a causa degli sprechi: ecco perché 

La CGIA di Mestre è riuscita a stabilire quanto l’inefficienza della nostra pubblica amministrazione incida sull’economia del nostro Paese. I dati raccolti confermano a pieno la tesi secondo cui gli sprechi dello Stato siano la maggiore piaga finanziaria dell’Italia. L’inefficacia delle misure adottate dalla Pubblica Amministrazione crea una perdita di denaro di gran lunga più importante rispetto a quella dovuta all’evasione fiscale. Quest’ultima, infatti, priva le tasche dello Stato di 110 miliardi di euro l’anno. Un’inezia se paragonata agli sprechi dello Stato, circa 200 miliardi di euro. Occorre poi considerare le conseguenze che tale inadeguatezza causa nel momento in cui lo Stato si trova a interfacciarsi con l’economia e i problemi reali. Le procedure di infrazione ancora aperte, svela la CGIA, ammontano a ben 71 e riguardano situazioni che riportano direttamente a perdite cui nessuno sta mettendo freno. Le procedure riguardano 7 casi di mancata accettazione delle politiche europee e 64 di violazione del diritto comunitario. Da questioni di carattere socioambientale (come in che modo decontaminare l’area inquinata dell’ex Ilva di Taranto) a questioni di natura prettamente economica (come rispondere alla necessità delle imprese di accedere a pagamenti più rapidi da parte della Pubblica Amministrazione), l’immobilismo caratteristico del nostro Stato crea più danni rispetto a quanto accadrebbe per un errore a cui si pone presto rimedio. A confronto, un’evasione fiscale elevata appare come un problema di poco conto. Dal 2002 sono 1.358 le contestazioni dell’UE aperte nei nostri confronti. Se solo la giustizia italiana avesse la stessa velocità di assolvimento di quella tedesca, il guadagno in termini di Pil sarebbe di 40 miliardi all’anno. E se anche tutte le altre azioni della Pubblica Amministrazione procedessero più celermente, chissà cosa saremmo in grado di fare.

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Marta Colanera

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