Il dolore di una madre: “Mio marito ha ucciso mia figlia, ma incolpano me”

Il dolore di una madre, mio marito ha ucciso mia figliaIn una lettera pubblicata dal ‘Corriere’, Giovanna Zizzo spiega come l’omicidio della figlia da parte del marito è stato fatto ricadere su di lei.

Nell’agosto del 2014, un uomo furioso con la moglie decide di fargliela pagare cercando di uccidere le loro figlie. La donna lo aveva lasciato dopo aver scoperto che lui la tradiva e lui pretendeva di essere perdonato. Quando ha capito che Giovanna non avrebbe mai fatto un passo indietro si è scagliato contro le figlie: ha ucciso Laura (11 anni) ed avrebbe ucciso anche Marika, se i figli non l’avessero fermato. Questa storia assurda si è verificata a San Giovanni la punta, paese etneo in provincia di Catania.

Le prove ai danni dell’uomo erano schiaccianti e nel giro di 5 anni sono arrivate le sentenze di primo grado, secondo grado e nei giorni scorsi quella della Cassazione. L’uomo è stato condannato all’ergastolo ed ora la sua famiglia sente che è stata fatta giustizia per la povera Laura. Ciò nonostante la madre, Giovanna Zizzo, sente addosso gli sguardi accusatori dei compaesani. La donna si sente giudicata, come se il suo mancato perdono fosse paragonabile alla furia omicida del marito.

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Il marito uccide la figlia, in paese però non vogliono ricordare

La sensazione che in paese le diano in parte la colpa di quanto successo, la donna lo ha percepito dagli sguardi dei passanti: “Quel che è peggio è che in alcuni sguardi leggo atti d’accusa: sono stata io — mi dicono quegli sguardi — ad aver armato la mano del mio ex marito, io ad essermi allontanata dopo aver scoperto che aveva un’altra, io ad avere la colpa di non aver lasciato correre”. Nella lettera pubblicata dal ‘Corriere‘, la donna spiega che questa sensazione è corroborata dal comportamento delle istituzioni in questi cinque anni.

Giovanna spiega che qualcuno ha lasciato morire l’albero che i compagni di classe avevano piantato in suo ricordo e che non è mai stata affissa una targa; il Comune vieta o diserta qualsiasi evento in ricordo della bambina: “So di un ragazzo che in Comune ha chiesto permessi per organizzare un evento in memoria di Laura. Gli hanno detto: è stata una violenza fra le mura domestiche e lì deve rimanere. So di una presentatrice sgridata perché durante un evento pubblico ha chiesto un minuto di silenzio per Laura. Il giorno della Cassazione io e ragazzi di piccole associazioni abbiamo organizzato un ritrovo e un momento di preghiera per ricordarla. L’amministrazione comunale ha brillato per assenza, come sempre”.

 

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