Chi è Angela Lucanto: età, foto, vita della bimba strappata alla famiglia

Quella di Angela Lucanto è la storia drammatica di una bimba strappata dalla sua famiglia a soli 7 anni. Ecco tutto quel che c’è da sapere su di lei. 

Angela Lucanto è la donna che ha ispirato la fortunata fiction con Sabrina Ferilli L’amore strappato. Una donna “rapita” dalla giustizia e il cui incubo è durato 11 lunghissimi anni. Ripercorriamo insieme la sua drammatica vicenda e conosciamola più da vicino.

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L’identikit di Angela Lucanto

La vita di Angela Lucanto è cambiata per sempre il 24 novembre 1995, quando aveva solo 7 anni e viveva con la mamma Raffaella, il papà Salvatore e il fratello Francesco. Era un venerdì come tanti: Angela era a scuola e a un certo punto nella sua aula fecero irruzione due Carabinieri in divisa e un assistente sociale. Senza spiegazioni, i militari la prelevarono per portarla in un istituto per minori di Milano gestito dal Cismai (Centro italiano contro il maltrattamento e l’abuso dell’Infanzia). Sua cugina, al tempo quattordicenne e affetta da disturbi mentali, aveva accusato lo zio (e papà di Angela) Salvatore Lucanto di aver fatto violenza a entrambe. Fu l’inizio di un incubo.

Raffaella e Salvatore Lucanto erano all’oscuro di tutto: si resero conto che qualcosa non andava solo quando, alla fermata del pulmino, Angela non c’era. Nel frattempo la bambina, senza capire cosa stesse realmente accadendo, si trovò circondata da persone che tentarono di farle ammettere quegli abusi. Ad “incastrare” il padre non fu una sua confessione (Angela non cedette mai alle insistenze e alle vessazioni), bensì un fantasmino che, a detta della madre, le venne chiesto di disegnare – e fu interpretato dall’accusa come un simbolo fallico. Così, nelle parole di mamma Raffaella, “mio marito il 26 gennaio 1996 alle 5 del mattino fu trascinato a San Vittore. Non capivamo cosa stesse accadendo, eravamo certi che in poche ore l’equivoco si sarebbe chiarito, invece restò in cella due anni e mezzo”.

Un tragico errore giudiziario che la giustizia ammise solo due anni dopo quel maledetto 24 novembre. Eppure, nonostante il padre Salvatore sia stato assolto prima in appello e poi in Cassazione, Angela non poté tornare a casa: il Tribunale dei Minori aveva già avviato le pratiche per l’adozione da parte di una nuova famiglia. I suoi nuovi genitori le dissero che la mamma e il papà (di cui ovviamente non riusciva a dimenticarsi) erano morti, per convincerla a cambiare cognome. Raffaella non smise mai di lottare per riaverla indietro: si incatenò davanti all’istituto di Milano, provocando una reazione che naturalmente non voleva: la bambina fu trasferita a Genova, dove la situazione peggiorò. Angela fu sottoposta a continue violenze fisiche e psicologiche.

Solo nel 2005, dopo innumerevoli ricerche e inseguimenti, la famiglia finalmente si riunì. Angela, divenuta nel frattempo adulta, decise di lasciare la famiglia adottiva e tornare dai suoi veri genitori. “E’ una grande storia d’amore perché questa moglie non ha mai creduto all’accusa infamante nei confronti dei marito ed è per questo che la giustizia, poi, le ha tolto anche la tutela della figlia”, ha spiegato Sabrina Ferilli presentando la fiction dedicata ad Angela, che di recente è diventata a sua volta mamma.

EDS

 

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