Ciro Grillo, gli inquirenti a caccia delle chat compromettenti eliminate

Ciro Grillo stupro
Accusa di stupro per Ciro Grillo e tre amici, inquirenti al lavoro – FOTO: instagram

Tiene banco la vicenda di presunta violenza a danno di una 19enne perpetrata da Ciro Grillo ed altri tre amici. La mossa degli investigatori.

Continua a tenere banco la vicenda di presunta violenza di gruppo che coinvolge anche Ciro Grillo, figlio del comico genovese e fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe. Come ormai noto, una giovanissima modella di nazionalità norvegese ha accusato lui ed altri tre giovani (si tratterebbe di Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria) di averla sottoposta ad abusi carnali. I quattro si difendono parlando di rapporto consenziente, in un incontro avvenuto a Porto Cervo lo scorso 16 luglio, nella villa di Beppe Grillo.

I protagonisti di questa vicenda si erano conosciuti in discoteca, e la ragazza, che si trovava in compagnia di una amica, ha sporto denuncia ai carabinieri di Milano 10 giorni dopo i presunti fatti. Gli inquirenti ritengono fondamentale, nelle indagini in merito, il reperire le chat private che Ciro Grillo e gli altri tre amici si sarebbero scambiati su Whatsapp. E delle quali pare che non ci sia traccia.

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Ciro Grillo, un programma per scovare eventuali prove cancellate

Per questo entrerà in gioco Ufed, ovvero un avanzatissimo software in grado di estrarre dati cancellati da un telefono cellulare. Questo dovrebbe fornire una idea chiara riguardo al comportamento dei giovani ed alla loro eventuale colpevolezza. Si punta a scovare eventuali commenti su quanto eventualmente compiuto sulla ragazza e magari anche dei consigli su come comportarsi al cospetto del giudice. La difesa del figlio di Grillo e degli altri ragazzi però punta forte sul rapporto consenziente e riferisce che ci sarebbero due video in grado di dimostrarlo. Si parla anzi di diversi rapporti avuti in piena consapevolezza ed interrotti da un’uscita allo scopo di comprare delle sigarette al distributore automatico situato a circa 800 metri dalla casa dove sarebbe accaduto tutto.

La difesa attacca: “La ragazza era consenziente, questi i motivi”

Tra l’altro, sempre secondo gli avvocati della difesa, la giovane non avrebbe pubblicato messaggi di aiuto o di dolore sui suoi profili social. Una prova evidente, a detta loro, del fatto che ci sarebbe stata piena consapevolezza di quanto avvenuto. Al pari della denuncia tardiva, inoltrata solamente a distanza di giorni. La ragazza ha spiegato tale comportamento dicendosi scossa. Inoltre era da sola in Sardegna, con i genitori sopraggiunti solamente all’indomani. Poi quest’ultimi avrebbero notato i suoi comportamenti anomali e quindi si spiega così il fatto di avere denunciato le presunte violenze non nell’immediato, ed a Milano, dove lei risiede

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