Alex Schwazer, non era doping: “Analisi furono manomesse”

Svolta nel caso della seconda squalifica comminata ad Alex Schwazer, non era doping, arriva l’indiscrezione: “Analisi furono manomesse”.

Alex Schwazer ricevuto da Napolitano (foto Presidenza della Repubblica)

Sono passati oltre tre anni dalla seconda squalifica di Alex Schwazer per doping e si arriva ora a una sconcertante novità. Come noto, il campione olimpionico altoatesino è stato trovato positivo all’eritropoietina ricombinante in un controllo antidoping a sorpresa effettuato dall’Agenzia mondiale antidoping il 30 luglio. Mancavano pochi giorni alla marcia 50 km dei Giochi Olimpici di Londra. Ammise le sue responsabilità.

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI

La vicenda di Alex Schwazer e la replica alle accuse di doping

Sospeso dal Tribunale Nazionale Antidoping fino al gennaio 2016, successivamente squalificato, il marciatore olimpionico a Pechino 2008, che fa parte dell’Arma dei Carabinieri, venne sospeso dal servizio e in seguito congedato. Nel 2015, ha ripreso ad allenarsi, ma sta per arrivare una nuova mazzata. Il 21 giugno 2016 viene diffusa la notizia della positività di un campione di urine prelevato il 1º gennaio 2016. Sono tracce di metaboliti di testosterone. Per lui la carriera è finita. Ma Alex Schwazer ha sempre negato quelle nuove accuse di doping.

E ora arriva una notizia clamorosa, diffusa da TuttoSport e rilanciata da diversi quotidiani, ma non confermata per vie ufficiali: i campioni biologici sarebbero “non compatibili con il suo DNA”, ovvero con quello del marciatore azzurro. In sostanza, l’urina ‘dopata’ non era sua. L’allenatore di Alex Schwazer, Sandro Donati, bandiera della lotta al doping, ha sempre negato quelle accuse al campione e arrivò a sostenere: “Mi sono accorto che la mia alleanza con Alex non era gradita all’ambiente dell’atletica e sono riemersi i dopatori di professione e le ostilità contro di me per le mie denunce alla giustizia ordinaria. Nulla era stato dimenticato e quell’ambiente non mi ha mai perdonato. Ma porterò a compimento questa storia mettendo in evidenza la verita”. Forse aveva davvero ragione lui.

Impostazioni privacy