Evasometro, guerra spietata a chi non paga le tasse: come funziona

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Lotta senza quartiere dell’Agenzia delle Entrate agli evasori fiscali: ora c’è anche l’evasometro – FOTO: viagginews

L’evasometro è lo strumento che l’Agenzia delle Entrate ha iniziato ad impiegare per scovare gli evasori fiscali. Il suo funzionamento è particolare.

Comincia la lotta senza quartiere, grazie all’evasometro, a chi dovesse macchiarsi del reato di evasione fiscale. Proprio nel corrente mese di agosto l’Agenzia delle Entrate ha dato il via ad un nuovo metodo basato sulla applicazione di un particolare algoritmo, allo scopo di stanare i furbi che frodano lo Stato e gli altri cittadini. La misura in questione veniva già impiegata per scovare le aziende infedeli che non versavano quanto dovuto, ma ora l’evasometro è stato esteso anche ai privati cittadini. Per ora parliamo di una cosa ancora a livello sperimentale, ma con la formazione del nuovo Governo compiuta dovrebbe diventare un qualcosa di pienamente operativo in pianta stabile. In pratica l’Agenzia delle Entrate confronterà i movimenti bancari dei contribuenti assieme alle rispettive dichiarazioni dei redditi. Una spesa eccessiva rispetto alle secondo autorizzerà dei controlli mirati da parte della Guardia di Finanza.

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Evasometro, da oggi evadere le tasse sarà più difficile

Il tutto avverrà attraverso i dati raccolti da Sogei, una società informatica che collabora con il Ministero dell’Economia e che ha messo su un database completo dei contribuenti, con dentro presenti tutte le informazioni salienti e la storia esattoriale di ogni individuo. Le stime relative all’efficacia di questo sistema parlano della possibilità di poter recuperare una cifra niente male per lo Stato, compresa fra i 10 ed i 15 miliardi di euro. E questo grazie anche all’applicazione dello scontrino elettronico e della fattura digitale. Il Garante della Privacy si è già espresso in maniera favorevole alla messa in atto delle misure contenute dall’evasometro, nonostante siano alquanto invasive. Comunque tale provvedimento non rappresenta una novità. Venne infatti concepito dal Governo Monti nell’ormai lontano 2012. Ma per la sua entrata in vigore si sono resi necessari ben sette anni.

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