Omidicio Rega, Gabriel Hjorth: “In America sarei uscito su cauzione”

Il ragazzo americano indagato per l’omicidio di Mario Cerciello Rega, Gabriel Christian Natale Hjorth, ha rilasciato alcune dichiarazioni direttamente dal Regina Coeli

Gabriel hjorth

Gabriel Christian Natale Hjorth, giovane americano detenuto da meno di un mese nel carcere romano di Regina Coeli perché indagato dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ha rilasciato alcune dichiarazioni con Maurizio Turco e la tesoriera Irena Testa come riportate da Stefania Moretti sulle pagine de “Il Corriere della Sera”.  Il ragazzo ha svelato: “Nella mia città, San Francisco, forse non sarei stato in carcere: sarei uscito su cauzione”.  Poi ha aggiunto: “All’interno del carcere non ci sono soltanto persone che hanno sbagliato, ma anche persone che ci lavorano. Persone che sono costrette a stare sotto quaranta gradi senza climatizzatori”.

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Omicidio Rega, il messaggio del segretario Turco

Il segretario del Partito radicale, Maurizio Turco, a margine dell’iniziativa “Ferragosto in carcere” ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Questo appuntamento che si ripete spesso, in particolare a Ferragosto, continua a ripetersi perché ci sono dei problemi strutturali che hanno a che fare soprattutto con il mancato funzionamento della giustizia e in particolare questo è un carcere dove ci sono mille persone in attesa di giudizio  e molti di loro risulteranno innocenti. Il dato particolare per quanto riguarda Regina Coeli è che c’è un’ assenza della Regione Lazio per quanto attiene alle questioni sanitarie”. Infine, ha concluso: “Teniamo presente che in Italia il trenta per cento dei detenuti è sottoposto a una terapia psichiatrica. Spesso, quindi, le carceri sono degli ospedali clandestini proprio perché non funziona nemmeno nemmeno la sanità. Diciamo che è il luogo della vergogna. Qui è un poco una discarica di problemi, che non si è in condizioni o in grado di risolvere altrove”.

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