Milano: donna aggredita con un coccio di bottiglia in pieno centro

Oggi una donna di 64 anni è stata ferita con un coccio di bottiglia in centro a Milano. L’aggressore voleva rubarle la borsa.

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(MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Una donna di 64 anni è stata aggredita questa mattina a Milano, intorno alle 12:30, in Largo La Foppa. I testimoni presenti sul luogo hanno raccontato che l’aggressore, un uomo di circa 31 anni, avrebbe cercato di rubare la borsa della donna prima di essere stato bloccato da alcuni passanti coraggiosi, riuscendo a ferirla con un coccio di bottiglia rotta. La vittima è stata ricoverata in codice rosso all’ospedale di Niguarda, dove pare sia cosciente e fuori pericolo di vita. Ha però riportato diverse ferite al braccio sinistro, alla clavicola, al collo e alla testa, che i medici si sono affettati a saturare subito dopo il suo arrivo in ospedale.

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Donna aggredita a Milano: le parole dei testimoni sul luogo

femminicidio

Parla la barista del locale “Prestige”, testimone dell’aggressione: “Ho sentito il rumore di una bottiglia che si rompeva e sono uscita. C’era una donna che urlava “Mi stanno uccidendo!” e un uomo che la riempiva di sberle. Poi le si è messo sopra e l’ha colpita al collo con una bottiglia. L’uomo ha provato a scappare mentre la gente urlava “Prendetelo!” ed è stato accerchiato e bloccato”.

E’ stata Ola, una ragazza russa di 36 anni, la prima a soccorrere la donna ferita in Largo La Foppa: “Avevamo paura che svenisse e abbiamo pensato che, prima che ciò accadesse, dovevamo metterla in contatto coi parenti. Allora ha parlato al telefono con, credo, sua figlia e le ha detto “Mi hanno tagliato la gola”. […] Ero al bar “Prestige” a prendere un cappuccino quando ho sentito delle persone che urlavano “La sta uccidendo!”. Ho preso la borsa e sono uscita. Qualcuno cercava di metterla in piedi, ma non ci riusciva. Abbiamo provato a tamponare il sangue con della carta presa al bar ma era impossibile. Usciva tantissimo sangue. Lei, ogni tanto, diceva “Mi alzo e vado in ospedale”, ma non ce la faceva. A soccorrerla con me c’erano un ragazzo olandese e un polacco. Solo io parlavo italiano e capivo quello che diceva. Il turista olandese diceva che dovevamo stare calmi”.

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