Carabiniere ucciso, il comandante scrive alla prof di Novara


A poche ore dalla morte di Mario Cerciello Rega, la risposta del maggiore Ferrari alle gravissime offese ricevute su Facebook.

Ha perso la vita solo due giorni fa il vice brigadiere Mario Cerciello Rega, originario di Somma Vesuviana. Nello svolgimento del suo lavoro è stato ferito mortalmente da due uomini, sospettati di aver rubato 100 euro e per questo fermati. Uno dei due uomini, precisamente Elder Lee, 19 anni, durante il controllo al quale erano sottoposti, ha ferito con numerose coltellate il vice brigadiere, scappando poi via insieme al suo compagno.

Cosa successe quella notte a Mario Cerciello Rega

Trasportato da subito dai propri colleghi all’ospedale Santo Spirito di Roma, Mario Cerciello Rega non è riuscito a sopravvivere all’emorragia provocata dalla ferita infertagli. Il vice brigadiere aveva 35 anni e si era sposato solo poco meno di due mesi prima. Assieme a colui che ha scagliato il colpo mortale al giovane carabiniere vi era anche un connazionale californiano, Gabriel Christian Natale Hjort. Secondo quanto rivelato dalle indagini in corso, volte ad appurare l’esatta dinamica di quanto accaduto, il ragazzo che ha ucciso il carabiniere faceva uso di psicofarmaci ed era ubriaco la sera dell’omicidio. Nelle ultime ore sulla vicenda ha scatenato una grande indignazione il commento di una professoressa di Novara apparso sulla propria pagina Facebook, che ha tentato di porgere poi le proprie scuse per quanto affermato. A quest’ultima ha voluto rispondere il maggiore Massimo Ferrari, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Alassio, pubblicando su Corriere.it una lettera indirizzata proprio alla professoressa che aveva insultato il carabiniere ucciso nei giorni scorsi.

Carabiniere ucciso: la lettera del comandante Ferrari alla prof di Novara

La lettera in questione, pubblicata su Corriere.it recita: “Carissima Professoressa, chi le scrive è un Ufficiale Superiore dei Carabinieri, si documenti, se vuole sul grado e le gerarchie perché non è questo il punto. Sono un Carabiniere e sono orgoglioso di esserlo, sono una Medaglia di Bronzo al Valor Civile per aver fatto desistere, nel 1998, un uomo da intenti suicidi. L’uomo era armato di fucile da caccia e sono rimasto chiuso in casa sua per un’ora, parlando con lui e alla fine lui è ancora in vita e io, per fortuna, pure dato che avevo il suo fucile carico puntato contro. Durante la mia carriera ho avuto altre vicissitudini che non sto a elencare. Insomma, noi dalla sguardo poco intelligente ogni giorno rischiamo la vita, come la rischiano tanti altri lavoratori nei confronti dei quali non ci si rivolge come lei ha fatto verso il collega morto ieri a Roma, l’ennesimo. Io non la giudico e non sono qui ad attaccarLa perché comunque, Lei starà facendo i conti con la sua coscienza in questo momento. Sono qui per suggerirLe di comperare un biglietto per Somma Vesuviana per domani per poter partecipare ai funerali del collega cosicché possa chiedere scusa alla vedova, o in alternativa potrebbe andare a Roma al nostro Comando Generale e scusarsi con il nostro Comandante Generale per quanto Lei ha scritto. Vede io, comunque, ho scelto di difenderLa e di difendere anche chi pensa che noi siamo per strada per uno stipendio sicuro, per il posto fisso ed altre cose simili ed anche per Lei che magari è convinta che noi, Carabinieri, abbiamo lo sguardo poco intelligente. Un ultimo consiglio, quando è in auto, a piedi o in bici e vede delle persone in uniforme, si fermi e vada incontro ad esse e le ringrazi perché se Lei va in giro tranquilla e serena è per merito loro che quando Lei dorme loro vegliano su di Lei, che quando si diverte loro sono lì a sorvegliare affinché possa divertirsi senza pensieri e così via. Nel suo profilo ho visto che Lei è madre di un bellissimo bimbo, bene; gli racconti che sebbene noi abbiamo lo sguardo poco intelligente, lui potrà stare al sicuro finché ci siamo noi e che non dovrà mai aver paura di nulla quando vede un uomo in uniforme. Mi scusi se mi sono permesso.

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