Ucciso da un ameba “mangia cervello”: aveva fatto un bagno nel lago

Ucciso da un'ameba mangia cervelloUn uomo di 59 anni è morto dopo aver fatto un bagno in un lago: ad ucciderlo è stata un’infezione batterica causata dall’ameba mangia cervello.

Dopo il caso della donna di Seattle anche un uomo del Norh Carolina è stato ucciso da un meningoencefalite amebica primaria, questa volta causata da un Naegleria Fowleri, volgarmente conosciuta come ameba mangia cervello. La tragica scomparsa dell’uomo, Eddie Gray (59 anni) è avvenuta nelle scorse ore, ma secondo il servizio sanitario dello Stato l’infezione si è verificata a partire dal 12 luglio scorso, quando l’uomo aveva visitato il Water Park ed aveva fatto un bagno al Fantasy Lake.

Pare infatti che questo particolare e letale tipo di ameba viva nell’acqua e che per risultare letale debba entrare a contatto con le vie respiratorie attraverso le narici. Se l’uomo avesse dunque bevuto l’acqua e l’avesse ingerita non avrebbe corso nessun pericolo, dunque il momento in cui la Naegleria Fowleri è entrata nel suo organismo fino a danneggiare il cervello è legato ad un’attività che ha permesso all’acqua contaminata di entrare a contatto con il naso.

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Ameba mangia cervello: sintomi dell’infezione

La meningoencefalite amebica primaria è una patologia molto rara, poiché rari sono le possibilità di entrare a contatto con una Naegleria Fowleri. Essendoci stati due casi ravvicinati di infezione amebica, negli Stati Uniti sono state diffuse delle avvertenze per coloro che dovessero avvertire uno stato di malessere dopo essere andati a fare attività acquatiche. Un virologo ha spiegato al ‘New York Times‘ che l’infezione è letale se non presa immediatamente, dunque è bene andare in ospedale appena si avvertono i primi sintomi. I sintomi sono di difficile interpretazione visto che i primari sono nausea, mal di testa e vomito. Il consiglio è di spiegare l’attività che si è svolta prima di avvertire il malessere in modo da dare un’idea al medico che si possa trattare di un’infezione di quel tipo, anche perché la patologia porta alla morte entro una o due settimane.

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