Sbarco Luna, perché non bisogna credere alle teorie del complotto

Sbarco Luna
Sbarco Luna, una delle tante immagini scattate – FOTO: Nasa

Sbarco Luna: il 20 luglio 2019 si celebreranno i 50 anni da quella magnifica impresa dell’umanità. C’è chi non ci crede, ma a torto.

Il 20 luglio 2019 ricorrerà il 50° anniversario dello sbarco sulla Luna. Una impresa incredibile nella storia della nostra civiltà, “un piccolo passo per l’uomo ma un grande balzo per l’umanità”, disse Neil Armstrong, uno dei tre astronauti statunitensi che presero parte alla missione ‘Apollo 11’ nel 1969. Con lui scese sul suolo lunare anche Buzz Aldrin, mentre Michael Collins rimase a bordo del modulo di comando ‘Columbia’, con il supporto dalla Terra. Eppure non mancano cospiratori e complottisti, che dagli anni ’70 in poi hanno portato avanti le loro tesi di scetticismo nelle quali affermano che lo sbarco sulla Luna non fu nient’altro che una menzogna del Governo americano. Di questa cosa ne sono ancora oggi convinti in larga parte nelle zone del pianeta nelle quali gli USA non sono ben visti, come la Russia. Ma i detrattori di questa leggendaria impresa si mettano il cuore in pace, come i terrapiattisti. Nessuno di loro ha mai fornito prove adeguatamente solide per smontare quel che è stato e che dovrà essere giustamente celebrato.

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Sbarco Luna, perché le idee dei complottisti non stanno né in cielo né in terra

Anche in libri ed altre opere mediatiche divulgate per cercare di dimostrare che quanto compiuto dalla NASA e dai suoi uomini sarebbe stato nient’altro che un falso ricostruito negli studi televisivi, alla fine non sono mai state fornite prove scientifiche e/o sperimentali a sostegno del fatto che si sarebbe trattato di una montatura e niente più. Ci si è sempre fermati a meri sospetti, a manipolazioni ed a critiche non poche volte senza senso. Anche parlare di tecnologia non al passo per centrare un simile traguardo rappresenta un pretesto su cui basare certe idee bislacche. La corsa allo spazio era già partita da diversi anni ed aveva messo in competizione USA ed URSS. Delle circa 8400 fotografie scattate nel corso dell’evento, appena 25 avrebbero mostrato qualche discrepanza. Presto spiegabile con il fatto che le immagini furono realizzate in assenza di atmosfera.

Le tante prove che smontano i cospiratori

Difatti la Luna ne è priva e le situazioni ambientali sono del tutto diverse da quelle della Terra. Spesse volte i complottisti hanno fatto riferimento all’impossibilità di permanere a lungo nello spazio, dato il fortissimo irraggiamento di radiazioni provenienti dal sole e che risultano pericolose per qualsiasi essere. Vero, ma le tute degli astronauti ed il loro modulo erano schermati, e percorrere i 350mila km in media che separano la Terra dalla Luna ad alta velocità ed in maniera periferica – seguendo una traiettoria opportunamente studiata – mette al riparo da qualunque effetto collaterale. Il riferimento è in particolare alle Fasce di Van Allen. Si tratta di una zona contraddistinta dalla presenza di particelle cariche e situata all’interno della magnetosfera terrestre, trattenuta proprio dal campo magnetico del nostro pianeta.

Nel 1971 la messa in pratica delle idee galileane sulla Luna

Quest’ultimo fa da schermo per le suddette radiazioni solari. Un’altra accusa rivolta ai detrattori dell’allunaggio è sempre stata poi quella di estrapolare deduzioni dal nulla, da elementi inesistenti, dando forza alla convinzione che certi elementi realmente esistenti fossero invece montati ad arte. Per finire, ci sono tante altre prove che attestano come questa impresa sia veramente avvenuta. Dalla raccolta di campioni di rocce lunari alla messa in pratica della teoria galileana sulla caduta dei gravi. Questo avvenne con l’Apollo 15 nel 1971, quando l’astronauta David Scott fece cadere nello stesso tempo un martello ed una piuma, ed entrambi toccarono il suolo della Luna nello stesso istante. Una cosa possibile solo alle condizioni di gravità del nostro satellite naturale.

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