Guida di Lanciano: la città dove avvenne il miracolo dell’Eucarestia

Lanciano Fonte visit abruzzo

Esiste una cittadina nel cuore dell’Abruzzo che è meta da decenni di pellegrini e fedeli: stiamo parlando di Lanciano, Comune italiano di 35.276 anime nella provincia di Chieti (stasera protagonista della trasmissione Freedom di Roberto Giacobbo). A rendere così speciale questo paese è il famoso miracolo che avvenne nella prima metà dell’VIII secolo: mentre un sacerdote stava celebrando la Messa, al momento della consacrazione, l’ostia ed il vino si sarebbero trasformati rispettivamente in carne e sangue. Le reliquie del fenomeno sono conservate all’interno della Chiesa di San Francesco, nello storico quartiere Borgo.

Leggi anche –> Chi è Longino, storia del soldato romano che trafisse Gesù

La storia e l’attualità di Lanciano

Le prime testimonianze sulla vicenda risalirebbero al 1574 anche se non specificano l’anno esatto nel quale sarebbe avvenuto il prodigio: dalle ricostruzioni storiche sarebbe comunque collocabile fra il 730 ed il 750.

Un giorno, mentre un monaco (di cui non venne tramandata l’identità) stava celebrando la Messa nella chiesa dei Santi Legonziano e Domiziano a Lanciano, venne colto dal dubbio circa la reale presenza di Gesù nell’ostia e nel vino. Un documento del 1631 descriverebbe il sacerdote come “non ben fermo nella fede, letterato nelle scienze del mondo, ma ignorante in quelle di Dio; andava di giorno in giorno dubitando se nell’ostia consacrata vi fosse il vero Corpo di Cristo e così se nel vino vi fosse il vero Sangue”.

Dopo che ebbe terminato il rito l’ostia si trasformò in un pezzo di carne sanguinante, mentre il vino si tramutò in sangue, successivamente coagulatosi in cinque grumi di diverse dimensioni. Il sacerdote, sbalordito, gridò ai fedeli presenti ciò che era appena accaduto sotto i suoi occhi.

Un’epigrafe, realizzata nel 1636, descrive così l’evento:
«Circa gli anni del Signore settecento, in questa chiesa, allora sotto il titolo di San Loguntiano de’ monaci di San Basilio, dubitò un monaco sacerdote se nell’hostia consecrata fusse veramente il corpo di Nostro Signore e nel vino il sangue. Celebrò messa, e, dette le parole della consecratione, vidde fatta carne l’hostia e sangue il vino. Fu mostrata ogni cosa a’ circostanti et indi a tutto il popolo. La carne è ancora intiera et il sangue diviso in cinque parti dissuguali che tanto pesano tutte unite, quanto ciascuna separata. Si vede hoggi nello istesso modo in questa cappella, fatta da Gio. Francesco Valsecca a sue proprie spese l’anno del Signore MDCXXXVI. »

Le reliquie vennero chiuse in una teca d’argento e avorio, posta in un tabernacolo alla destra dell’altare maggiore. Nel 1713 vennero realizzati l’ostensorio ed il calice in cristallo di scuola napoletana, all’interno dei quali l’ostia e il sangue sono tuttora conservati. Nel 1902 l’ostensorio fu posto all’interno di una struttura in marmo costruita sopra l’altare maggiore.

Nel corso dei secoli le reliquie furono più volte esaminate. Durante la prima ricognizione, effettuata nel 1574 dall’arcivescovo Gaspare Rodriguez, fu constatato che il peso di ogni singolo grumo di sangue equivaleva al peso dei cinque grumi insieme. Tale anomalia, non si verificò nuovamente nelle ricognizioni successive, avvenute nel 1637, 1770 e 1886.

Nel novembre del 1970, dietro richiesta dell’arcivescovo di Lanciano, Monsignor Pacifico Maria Luigi Perantoni, e del superiore provinciale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali della regione Abruzzo, Padre Bruno Luciani, i frati francescani di Lanciano, che custodivano le reliquie, decisero, con l’autorizzazione del Vaticano, di farle sottoporre ad analisi medico-scientifiche. Il compito venne affidato al dottor Odoardo Linoli, primario del laboratorio di analisi cliniche e di anatomia patologica dell’ospedale di Arezzo nonchè ordinario di anatomia, istologia, chimica e microscopia clinica – e al dottor Ruggero Bertelli, ordinario di anatomia all’Università degli Studi di Siena.
Il 4 marzo 1971 fu presentato uno studio dettagliato sulle analisi eseguite, dal titolo Ricerche istologiche, immunologiche e biochimiche sulla carne e sul sangue del Miracolo Eucaristico di Lanciano, nel quale il professor Linoli afferma che:
1. La carne «si dimostra appartenente al miocardio».
2. Il sangue «è risultato veramente tale».
3. La carne e il sangue sono di natura umana e appartengono all’emogruppo AB.
4. «Nel liquido di eluizione del sangue sono state dimostrate le proteine, frazionate nei rapporti percentuali che si hanno nel quadro siero-proteico del sangue fresco normale».
5. «Il sangue ha dimostrato riduzioni quantitative dei cloruri, del fosforo, del magnesio, del potassio e del cloro, ma in misura non molto dissimile rispetto ai campioni di sangue umano normale, essiccati».
6. «Il calcio è risultato notevolmente aumentat, fatto correlato in fondata ipotesi a caduta nel calice di polvere muraria, ricca di sali di calcio».
Che altro? Ah, il gruppo sanguigno AB è lo stesso della Sindone.

Nel 1981 i Francescani di Lanciano fecero eseguire una nuova analisi sulla carne. La relazione, stilata al termine degli esami e pubblicata nel 1982 con il titolo Studio anatomo-istologico sul “cuore” del Miracolo Eucaristico di Lanciano (VIII sec.) ribadì i risultati del 1971.
Alcuni ritengono, senza però indicare fonti verificabili, che del miracolo di Lanciano si sarebbero occupati anche l’ONU ed il consiglio superiore dell’OMS i quali, nel 1976, avrebbero pubblicato una relazione favorevole alla miracolosità dell’evento. All’interno del convento di San Francesco è stato costruito, nel 1996, un museo dedicato al miracolo. Esso contiene documenti antichi relativi alla vicenda e un percorso che conduce alle fondamenta dell’antico convento di San Legonziano e alle catacombe del Ponte Diocleziano.

Di Lorenzo Ceccarelli

Impostazioni privacy